Giornata della Memoria: i 7 migliori film sull’olocausto

di Nina D'Amato
8 Min.

Ogni 27 gennaio ricorre l’anniversario della memoria. In questa stessa data nel 1945 l’Armata Russa entrò nel campo di concentramento di Auschwitz liberando i prigionieri ancora in vita. Divenuta simbolo, la giornata della memoria ha come scopo di celebrare le milioni di anime innocenti che hanno perduto la vita durante l’olocausto. Un capitolo di vissuto europeo e mondiale che ha segnato profondamente la genesi dell’umanità.

Il cinema vanta una vasta gamma di produzioni cinematografiche, spaziando verso ogni genere, permettono di mantenere viva la memoria e capire meglio questo buio e triste pezzo di storia. La signora dello zoo di Varsavia, Il pianista regia di Roman Polanski, Schindler’s List il pluripremiato premio Oscar di Spielberg, il catalogo di capolavori è molto ampio, ecco per voi alcuni titoli tra cui scegliere.

Il grande Dittatore (1940)

Dopo aver prestato servizio alla Grande Guerra, un barbiere ebreo è costretto a restare in ospedale per alcuni anni per curare le proprie ferite. Rimane all’oscuro dell’ascesa del dittatore fascista Adenoid Hynkel. Quando l’uomo fa ritorno del quartiere d’origine, rimane sconvolto dai terribili cambiamenti avvenuti ed assieme ad una ragazza coraggiosa, si ribella alle ingiustizie perpetrate del regime. Dopo 83 anni dall’uscita del primo film sonoro di Charlie ChaplinIl grande Dittatore – resta uno dei più grandi capolavori dell’autore. Rilasciato nell’ottobre del 1940, durante la seconda guerra mondiale, il film fu uno dei più grandi successi di Chaplin rimasto in cartellone per 15 settimane. Una pellicola dalla linea illirica, politica, filosofica e sociale sferzava un colpo alle personalità di Mussolini ed Hitler ridicolizzandoli. Fu proibita la visione in tutta Europa.

Jojo Rabbit (2019)

1945, un ragazzino tedesco scopre che sua madre nasconde una giovane ebrea nella loro soffitta. Aiutato dal suo unico amico immaginario, Adolf Hitler, Jojo deve fare i conti con il proprio cieco e infantile nazionalismo. Regia di Taika Waititi (disponibile su Disney+) il film vincitore di un premio Oscar come miglior sceneggiatura non originale, definito una favola nera, il film prende ispirazione dall’omonimo romanzo Il cielo in gabbia di Christine Leunens. Uno spaccato della società vittima del nazismo e dell’intolleranza attraverso la storia di un bambino di 10 anni sostenitore di Hitler.

Roma città aperta (1945)

Durante i nove mesi dell’occupazione nazista a Roma, la polizia tedesca è sulle tracce di un capo della Resistenza. L’uomo, sfuggito in tempo alla perquisizione del proprio appartamento, trova rifugio a casa di Don Pietro, un parroco di periferia attivo nella lotta contro l’opposizione. Un capolavoro della storia del cinema italiana ideato e sceneggiato proprio durante l’occupazione di Roma. Roma città aperta è il primo di una trilogia di film anti-fascisti di Roberto Rossellini, seguono Paisà (1946) e Germania anno Zero (1948). Rossellini vive la tragica esperienza dell’occupazione sulla propria pelle, difatti, i primi due capitoli della trilogia sono intrisi di connotazioni autobiografiche. Padre del neorealismo, Rossellini, cattura l’essenza di una Roma appena liberata, un’opera potente e importante per la memoria collettiva. I protagonisti senza alcuna esperienza attoriale e luoghi comuni risvegliano la coscienza della popolazione, una pellicola cruda e vera.

La tregua (1997)

Dal romanzo autobiografico di Primo Levi, il viaggio di ritorno attraverso l’Europa centrale di tre deportati italiani sopravvissuti al campo di concentramento di Auschwitz. Un viaggio pieno di difficoltà affrontato in condizioni tra le più disperate. Nel gruppo c’è Primo che continua a vivere il tormento degli orrori vissuti nei Lager e quasi non riesce e pensare ad una vita diversa. Regia di Francesco Rosi il film vincitore di 4 premi David di Donatello possiede un doppio registro: commozione e contemplazione. Attraverso questa pellicola si passa dal coinvolgimento emotivo alla riflessione sulla morale che si può evincere.

Il fotografo di Mauthausen (2018)

Durante la Seconda Guerra Mondiale, il fotografo catalano Francesc Boix fu catturato e recluso nel campo di concentramento di Mauthausen. Attraverso il suo lavoro, Boix riesce ad evitare le torture nel campo e a documentare tutto ciò che succede al suo interno. Le sue fotografie diventeranno una delle più grandi testimonianze di una delle più buie pagine dell’umanita, saranno fondamentali anche per il processo di Norimberga. Tratto da una storia vera, Il fotografo di Mauthausen è la toccante trasposizione cinematografica diretta da Mar Targarona e distribuita da Netflix.

Arrivederci Ragazzi (1987)

Nella Francia occupata dai nazisti alcuni ebrei si nascondono in un collegio di gesuiti registrati sotto falso nome, ma quando Gastapo si accorge dell’inganno arresta il direttore e tutti i ragazzi da lui finora protetti. La regia è di Louis Malle, il film si è aggiudicato il Leone d’oro alla Mostra del Cinema di Venezia. Lo script concepito dallo stesso regista – in poco più di due settimane – rievoca la sua personale esperienza di ragazzo che studiava in un collegio sotto la Francia occupata dal regime nazista. Arrivederci Ragazzi è un film di formazione, sensibile ed emozionante. Louis Malle tra gli esponenti della Nouvelle Vague è riuscito a conferire alla pellicola un forte impatto visivo e di linguaggio rendendola una delle più importanti opere della cinematografia francese degli anni ‘80.

Conspiracy – Soluzione finale (2001)

Berlino, 20 gennaio 1942. I capi nazisti e i leader delle SS si riuniscono nella conferenza di Wannsee, preseduta dal generale Reinhard Heydrich, per prendere una decisione riguardo il popolo ebraico. Vincitore di due Emmy ed un Golden Globe, questa pellicola ci racconta la storia dal punto di vista dei massacratori. Con un cast straordinario e la regia di Frank Pierson, il film ci porta dentro le menti, ci fa capire a pieno le ideologie e i pensieri dei più importanti gerarchi nazisti. Cinico, disturbante, il film racconta un pezzo importante di storia, la conferenza in cui fu deciso nei minimi dettagli l’organizzazione della suddetta “Soluzione Finale” in merito all’olocausto.

Scritto da Nina D’Amato


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