Il figlio del presidente Usa è accusato di non aver dichiarato di far uso di sostante stupefacenti prima di acquistare un’arma nel 2018
Hunter Biden, figlio del presidente Usa, è stato incriminato per presunte dichiarazioni false e possesso illegale di armi dalla procura del Delaware. Tre i capi di imputazione, i quali fanno riferimento all’acquisto di una rivoltella avvenuto nel 2018 in Delaware.
I capi d’accusa di Biden

I primi due capi d’accusa riguardano le presunte dichiarazioni false che Hunter avrebbe rilasciato al momento dell’acquisto dell’arma. Il 12 ottobre 2018 Hunter avrebbe acquistato una Colt Cobra 38SPL consegnando al venditore un modulo in cui dichiarava di non essere dipendente da sostanze stupefacenti, narcotiche o altre sostanze illecite. Al contrario, come ammesso da Hunter stesso, in quel periodo era effettivamente dipendente dal crack e avrebbe mentito consapevolmente.
Il terzo capo d’accusa riguarda il possesso dell’arma stessa. Hunter avrebbe detenuto l’arma per 11 giorni nonostante fosse dipendente dal crack, commettendo un reato federale.
In caso di condanna, Biden Jr. potrebbe affrontare una pena massima di 25 anni di carcere e una multa fino a 750.000 dollari: 10 anni per i primi due capi di imputazione e 5 per il terzo. Tuttavia, molto raramente gli imputati ottengono il massimo della pena, soprattutto se, come Hunter, sono incensurati.
Le indagini e il mancato patteggiamento
Ad occuparsi dell’indagine è il procuratore speciale David Weiss, nominato procuratore del Delaware da Trump nel 2018 e successivamente confermato da Biden.
Lo scorso luglio le parti avevano tentato un patteggiamento, voluto dagli avvocati di Hunter, finito con un nulla di fatto. L’accordo avrebbe richiesto a Biden Jr. di dichiararsi colpevole di due reati fiscali (non aver pagato le tasse nel 2017 e nel 2018) e di aver posseduto illegalmente un’arma, senza ammettere effettivamente la colpevolezza di quest’ultimo reato.
Secondo i legali di Hunter, il fallimento del patteggiamento sarebbe da imputare a Weiss, il quale sarebbe venuto meno all’accordo già ratificato
Il 6 settembre scorso, Weiss ha chiesto al Gran giurì di incriminare Hunter prima della scadenza del 29 settembre, data in cui i reati di cui è accusato sarebbero caduti in prescrizione.
Le incriminazioni come arma politica

Le accuse contro Hunter Biden arrivano pochi giorni dopo l’apertura di un’inchiesta per impeachment contro il presidente Biden. Voluta dal presidente della Camera, il repubblicano Kevin McCarthy, accusa Joe Biden di aver usato il suo ruolo di vice-presidente dal 2009 al 2016 per protegge gli affari all’estero di Hunter.
Secondo il legale di Hunter, Abbe Lowell, le ultime accuse riguardanti il possesso dell’arma sarebbero dovute a pressioni politiche da parte dei repubblicani, volte a screditare l’immagine di Biden in vista delle elezioni del novembre 2024. «Hunter Biden che è stato in possesso per 11 giorni di una pistola non carica non era una minaccia pubblica, ma un procuratore, con un potere inimmaginabile, si è piegato alle pressioni politiche», ha dichiarato.
Sulla vicenda è intervenuto anche Donald Trump, anch’egli alle prese con guai giudiziari, che su Truth Social ha commentato: «I democratici con la loro orribile, ingiusta e ampiamente illegale caccia alle streghe hanno avviato un processo che è molto pericoloso per il Paese. Hanno aperto il proverbiale vaso di Pandora ed è possibile che gli Usa non saranno mai più gli stessi. E’ così triste».
Fonti: Cnn, Abc News, Rai News, Agi, Sky Tg 24
di Mirko Aufiero
Le foto presenti in questo articolo provengono da internet e si ritengono di libero utilizzo. Se un’immagine pubblicata risulta essere protetta da copyright, il legittimo proprietario può contattare lo staff scrivendo all’indirizzo email riportato nella sezione “Contatti” del sito: l’immagine sarà rimossa o accompagnata dalla firma dell’autore.