“Ho bisogno di aiuto”: la frase che fa star bene anche chi la ascolta

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Ho bisogno di aiuto“. Una frase che riassume in quattro parole una conseguenza evidente e chiara. Ed un’altra, non pienamente compresa. Negli ultimi anni l’attenzione riposta nel benessere psicologico e interiore è, senza alcun dubbio, cresciuta a dismisura. Fino a qualche decennio fa, non bisogna aver paura di dirlo, usuffruire di aiuto psicologico e rivolgersi ad uno specialista del settore era visto di cattivo occhio. Lo psicologo è per i malati. Chiedere aiuto è da deboli.

Fortunatamente questi tempi bui sono stati lasciati alle spalle. Ora il benessere psicologico è oggetto di una discussione che viene valutata, curata e incentivata. Specialmente nei giovani della nuova generazione. Sottoposti a pressioni diverse e diversificate rispetto a quelle vissute dai loro genitori. Complice anche l’esplosione dei social network e i rapporti sempre più “mediati” da essi. Anche molte personalità di rilievo hanno espresso il loro parere sulla questione relativa al benessere psicologico. E l’argomento non è più un tabù.

L’esperimento

Uno studio condotto e pubblicato sulla rivista Psychological Science ha introdotto, nella discussione, un altro dato interessante. Lo studio in questione, svolto su un campione di 2.000 persone in sei esperimenti, aveva come finalità quella di mettere a confronto le prospettive e le emozioni di chi chiedeva aiuto con quelle di chi lo forniva. Il risultato che ne è venuto fuori afferma che chi chiede aiuto tende a sottovalutare, se non addirittura ignorare, la sensazione di benessere che gli “aiutanti” provavano, dopo la “buona azione“.

Ci sentiamo bene a fare la differenza nella vita degli altri»: queste le parole di Xuan Zhao. Coautrice dello studio e psicologa e ricercatrice presso lo SPARQ, un centro di ricerca di Scienze comportamentali dell’Università di Stanford. «Aiutare fa sentire meglio le persone».

L’esperimento svolto è, senza alcun dubbio, di livello infinitamente minore rispetto alle questioni di benessere pisologico, con la quale è iniziata questa discussione. Ma permette di scardinare la resistenza di una credenza troppo comunemente diffusa: quella che chiedere aiuto rechi disturbo nell’altra persona. Si registra una tendenza a sottovalutare il potere dei comportamenti prosociali, ovvero, comportamenti positivi e altruistici senza secondi fini.

Il messaggio alla base

La soluzione che gli studiosi intendono proporre, approfondire e sviluppare è la seguente. Per sfatare definitivamente il tabù che chiedere aiuto possa creare disturbo nell’altra persona, bisogna iniziare a farlo più spesso. Chiedere aiuto con maggior frequenza permette di generare maggiore fiducia e buoni sentimenti nelle altre persone. E potrebbe condurre ad uno scambio di ruoli. Chi chiede aiuto potrebbe trovarsi dalla parte di chi riceve la richiesta, così da comprendere gli stati d’animo di ambo le parti. E con l’aumentare di queste situazioni nella vita quotidiana, diventa anche più facile comprendere e sapersi comportare di fronte a problematiche interiori più profonde.

Naturalmente restano necessari alcuni accorgimenti. Affinchè la richiesta non appaia come un obbligo o un’imposizione, sarebbe consigliato individuare sempre una “via d’uscita” alla richiesta. Ad esempio: “Ho bisogno del tuo aiuto per fare questa cosa, ma se non puoi, sta’ tranquillo, riesco a fare da solo“. E, ovviamente, mostrare gratitudine all’altro, dopo aver ricevuto sostegno.

Scritto da Francesco Alessandro Balducci


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