Haiti: dalla dittatura di Duvalier al caos odierno

di Emanuele Lo Giudice
8 Min.

La parte occidentale dell’isola Hispaniola ha avuto una storia turbolenta, caratterizzata da gravi problemi economico-sociali e dal peso della colonizzazione. Cos’è oggi il “paese più povero del mondo occidentale” e cosa ha subito nel corso degli ultimi decenni?

La Repubblica di Haiti, situata nel Mar dei Caraibi, è l’80° Stato per popolazione del mondo, nonché il paese occidentale più povero.

Haiti conta quasi 12 milioni di abitanti (2020), il 60% dei quali versa in uno stato di povertà alto; un quarto della popolazione soffre infatti la fame o è malnutrito.

La premessa coloniale e l’occupazione statunitense.

L’isola di Hispaniola, ad oggi divisa in due in Haiti e Repubblica Dominicana venne scoperta da Cristoforo Colombo nel 1492, durante il primo viaggio. La popolazione dell’isola venne schiavizzata e l’introduzione delle malattie europee, mortali per coloro che vivevano nelle terre appena scoperte, portò ad un abbassamento della popolazione locale, che si ritrovò a non superare i 100000 abitanti nel 1500.

Gli attacchi dei pirati spinse i coloni a spostarsi a Santo Domingo, trasferimento che permise agli olandesi, francesi e inglesi di stabilirsi lungo le coste occidentali e di iniziare a colonizzare l’isola già dal XVII secolo.

Nel 1664 la Francia rivendicò il proprio dominio sulla parte occidentale dell’isola (Côte française de Saint-Domingue), che divenne ben presto la colonia occidentale più ricca del paese, anche grazie alle esportazioni di cacao e zucchero. Assieme agli europei e alla gens de couleur, nella colonia erano presenti anche schiavi deportati dall’Africa.

Solo con gli eventi della Rivoluzione francese la gens de couleur iniziò a far pressione sul governo per un ampliamento dei diritti, parte dei quali venne concessa nel 1791 dall’Assemblea nazionale francese. Con Napoleone la Francia provò a riprendersi il pieno controllo dell’isola, ormai minato da Toussaint Louvertre e dall’unione delle fazioni civili presenti sull’isola (Gens de couleur e Maroons, ossia gli ex schiavi fuggitivi), ma la spedizione si rivelò fallimentare e nel 1803 l’esercito francese venne sbaragliato nella Battaglia di Vertières.

Dichiarata l’indipendenza nel Gennaio del 1804, secondo paese dopo gli Stati Uniti, la Saint-Dominque francese prese il nome di Haiti, con alla Presidenza Dessalines (Capo dei ribelli che aveva sbaragliato le truppe napoleoniche l’anno precedente). Brevemente divisa in due stati dopo la morte di Dessalines, essa venne riunificata con il nome di Repubblica di Haiti e annesse la parte orientale dell’isola di Hispaniola, che rimase sotto il controllo di Haiti fino al 1844 (quell’anno Santo Domingo ottenne l’indipendenza come Repubblica Dominicana).

Con l’inizio del XX secolo e con l’ampliarsi dell’ingerenza statunitense nelle terre sudamericane, Haiti subì una pesante penetrazione del capitale statunitense nella propria economia, evento che si legò profondamente allo stato di insurrezione generale che caratterizzò il paese dal 1910 al 1915. Nel 1918 venne introdotta una Costituzione scritta da Washington e l’inglese divenne la seconda lingua dopo il francese (ad oggi le lingue ufficiali sono il francese e il creolo haitiano, derivata da una semplificazione del francese sotto influenza delle lingue africane). L’occupazione statunitense durò fino al 1934.

Papa Doc e il terrore dei Tonton Macoutes.

Lasciato il paese alla minoranza multietnica, Haiti visse sotto il Consiglio Militare di Governo di Magloire dal 1950 al 1956, anno in cui arrivò un nuovo colpo di stato depose Magloire e portò alla soglia del potere il Dottor Fraçois Duvalier (Papa Doc), il quale vinse le presidenziali nel 1957. Le prime elezioni a suffragio universale tenute nel paese, nonostante si pensi possano essere sate manipolate dall’esercito, portarono Haiti direttamente ad una dittatura, instaurata da Duvalier stesso nel 1964. L’auto proclamazione di Duvalier a Presidente a vita fu seguita dall’intensificarsi della presenza dei Volontaires de la Sécurité Nationale (Tonton Mocoutes), ossia della milizia e polizia segreta creata appositamente per rispondere alla presidenza.

Con una stima che supera i 50mila morti e una sottrazione di quasi mezzo miliardo di denaro pubblico, il regime di Duvalier portò alla rovina Haiti e alla critica internazionale per le vicende nazionali interne. Alla morte di Papa Doc il potere passò direttamente al figlio Jean-Claude Duvalier (Baby Doc), noto per corruzione, che però venne dimesso nel 1986 in una situazione nazionale di profonda crisi e agitazione.

Jean-Bertrand Aristide: dalla Presidenza al Sudafrica.

“Le cose devono cambiare qui” sostenne fermamente Papa Giovanni Paolo II nel 1983 visitando il paese, ormai allo sbando dopo la fine del regime di Duvalier. Nel 1991 venne eletto Aristide, leader carismatico di grande seguito, che venne deposto in breve tempo. La deposizione fu seguita da tre anni di brutale regime militare cui venne messa fine solo dall’intervento degli Stati Uniti, che riportarono Aristide al potere nel 1994, il quale sciolse poco dopo l’esercito.

Succeduto da Préval (ex Primo Ministro) nel 1996, Aristide tornò al potere nel 2001, ma venne nuovamente deposto tre anni dopo da un gruppo di ribelli armati e dovette lasciare il paese, riparando in Sudafrica. Préval tornerà al potere nel 2006, poi succeduto quattro anni dopo da Michel Martelly.

La turbolenza dell’ultimo decennio, le ferite del popolo haitiano.

Sono anni turbolenti quelli che hanno seguito l’elezione di Martelly, considerando il declino che Haiti ha subito nel 2010 a causa sia del terremoto (che si lasciò alle spalle più di 300mila morti), sia dell’epidemia di colera, un problema che è tutt’oggi rilevante nella popolazione haitiana.

Dal 2016 si sono susseguiti diversi momenti di sofferenza a causa di squilibri politici che non poche volte portarono allo scoppio di una guerra civile, gli ultimi dei quali l’assassinio del Presidente Moise (eletto nel 2016, ma al potere dall’anno successivo) e l’aumento dei prezzi del carburante; Haiti è in questo momento in una grave crisi umanitaria e sanitaria, la quale rischia di riportare il paese ad essere occupato da forze militari esterne, proprio come richiesto dal Primo Ministro ad interim Henry alle Nazioni Unite due settimane fa.

Scritto da Emanuele Lo Giudice


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