Gloomy Sunday, la canzone maledetta

di Alessio Pio Pierro
4 Min.

Se pensate che ascoltare Lana del Rey, i Radiohead, Bruno Mars o i R.E.M. sia deprimente, allora non conoscete ancora questa canzone. Szomorú vasárnap, tradotta in italiano Triste Domenica è una canzone ungherese del 1933 additata come colpevole del suicidio di 100 persone ed è conosciuta universalmente come “La canzone del suicidio”.

La storia del brano

Secondo una versione, la canzone sarebbe nata durante una giornata cupa a Parigi dalla penna di Rezső Seress. L’artista, abbattuto a causa di un litigio con la sua ragazza che gli aveva rimproverato le sue capacità da musicista e l’instabilità della loro relazione, preso dalla colera scrisse il brano. Leggende narrano che la giovane lo abbia lasciato definitivamente e che addirittura dopo si sarebbe suicidata lasciando un biglietto d’addio con scritto il nome della canzone.

Un’altra versione decisamente meno tragica afferma che il testo inizialmente avesse un intento diverso dalla tipica canzone d’amore, bensì si riferiva alla tristezza causata dal nazismo e dalla grande depressione dal titolo Vége a világnak «fine del mondo». Jàvor, altro autore a cui è attribuito il brano, l’avrebbe poi totalmente riscritto.

La malinconia e la tristezza del brano

“Szomorú vasárnap è un malinconico adagio in do minore in un tempo di quattro quarti suddiviso in terzine. La melodia richiama lo stile gitano della nóta ungherese del XIX secolo” dicono gli esperti.

Il testo esprime la perdita del proprio amore o secondo altre versioni, dell’impossibilità di dimostrarlo all’amata, al punto di vedere come unica soluzione la morte. Difatti dopo viene descritta la scena del funerale del protagonista. Il brano, data la risonanza mediatica per il clima cupo e malinconico riscosse numerose cover da tutto il mondo.
La prima di cui abbiamo conoscenza è quella di Sam Lewis, il paroliere stanutinense rese esplicito il riferimento al suicidio del protagonista nel brano. La più famosa però è “Gloomy Sunday” di Billie Holiday del 1941 che cerca anche di dare un tono più allegro alla canzone aggiungendo nella terza strofa una versione rasserenante dove tutto ciò che era stato raccontato in precedenza fosse frutto di un sogno. Tra le cover della canzone spicca anche “Triste Domenica” della tre volte vincitrice di Sanremo Nilla Pizzi.

I casi di suicidio legati a Szomorú vasárnap

Nel 1936 iniziò a girare la voce che la canzone avesse un effetto deprimente tale da indurre al suicidio, come testimoniavano diversi casi:
Una giovane commerciante berlinese si sarebbe impiccata lasciando ai suoi piedi uno spartito della canzone ungherese; una donna inglese avvelenatasi a causa di barburitici mentre nel frattempo un fonografo riproduceva il brano nel suo appartamento; un fattorino romano che si sarebbe gettato nel fiume dopo averla udita da un mendicante; un uomo di ottantadue anni saltato dal settimo piano dopo averla eseguita al pianoforte.
Anche Seress fu vittima della depressione e del suo stesso brano, morí in ospedale a causa dell’ingerimento di un filo dopo che aveva provato a suicidarsi buttandosi dalla finestra del suo appartamento a Budapest.

Le lacrime sono solo la mia bevanda, il mio pane, il dolore…

Ci sarà anche un sacerdote, una bara, una pira funeraria e un sudario.

Anche allora, i fiori aspettano, fiori e – una bara

Il mio viaggio sotto gli alberi in fiore è l’ultimo.

I miei occhi saranno aperti per vederti di nuovo.

Non temere i miei occhi, ti benedico anche nella morte…

Scritto da Alessio Pio Pierro


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