Dallo studio di Belve al palco dell’Ariston: conduce Francesca Fagnani

di Nina D'Amato
6 Min.

Come poter non essere sul pezzo durante la settimana più attesa di tutto l’anno? Spoiler: è impossibile! La 73ᵃ Edizione del Festival di Sanremo è iniziata da appena tre giorni ma sul web e sui social se ne vedono già di ogni. Tra meme, tweet, real time marketing e pronostici sul FantaSanremo, ormai le piattaforme stanno esplodendo, così abbiamo deciso di farci trasportare dalla wave mediatica più forte del momento dedicando uno spazio ad una degli ospiti di questa nuova edizione del Festival della Canzone Italiana. Parliamo di Francesca Fagnani, co-conduttrice per una sera, che ha debuttato sul palco dell’Ariston proprio ieri, in occasione di una seconda magica serata all’insegna dell’intrattenimento. Ma analizziamo più a fondo Francesca Fagnani, focalizzandoci in particolar modo sul suo approccio comunicativo.

La strategia comunicativa: la personalità come chiave del successo

Quello di Francesca Fagnani è un talento che le ha progressivamente spianato la strada di un successo discreto e non dirompente, arrivato quasi in silenzio, che però è riuscito ad affascinare il pubblico. Ma cos’è veramente ciò che funziona nella sua comunicazione?

In primis, un fattore importante è sicuramente quello della multicanalità delle proprie modalità comunicative, che vede Francesca Fagnani coinvolta prettamente sul piccolo schermo, ma anche su social media come Twitter – che utilizza quotidianamente per commentare fatti di cronaca o attualità – e Instagram – su cui ripropone gli stessi contenuti dedicando spazio anche a news relative alla propria carriera e a momenti di vita privata.

Da un punto di vista più qualitativo, invece, il punto di forza di Francesca Fagnani è senza dubbio dato dall’audacia della propria identità, perno attorno al quale ha costruito, con disinvoltura logica, una strategia comunicativa efficace. La personalità forte e sfrontata della giornalista sembra essere particolarmente apprezzata da un pubblico piuttosto ampio, ma soprattutto affine allo standing e alla tipologia di contenuti erogati dalla Fagnani. Oltre che a rappresentare un elemento importante per la creazione e il mantenimento dell’engagement, questo approccio comunicativo contribuisce a delineare la percezione di un’immagine coerente e unitaria della giornalista, a prescindere dal medium. In questo senso, un ruolo fondamentale è quello del Tone of Voice utilizzato, simpatico e allo stesso tempo tagliente, spontaneo ma schietto, a tratti irriverente.

Belve: la formula comunicativo-narrativa che funziona

È questo il modus operandi secondo il quale la Fagnani ha ideato e prodotto il format di Belve, in onda sulla Rai dal 2021, che sembra personificare la giornalista nelle modalità comunicative e negli intenti. La trasmissione, suo cavallo di battaglia, si sviluppa sotto forma di un’intervista senza filtri, a tratti scomoda e cruda, in cui Francesca Fagnani cerca di cogliere il punto di vista e la realtà introspettiva di ospiti, principalmente donne, con personalità e storie forti, da vere e proprie “belve”. Il programma rappresenta una sintesi stilistica tra l’inchiesta, alla base della carriera della giornalista, e le complicate dinamiche psicologiche dell’essere umano.

In un’epoca schiava della monotonia che governa il medium televisivo, la chiave comunicativo-narrativa che distingue efficacemente Belve dagli altri programmi è proprio questa. Mediante la creazione di un’atmosfera e un dialogo lontani dagli standard delle trasmissioni contemporanee, la formula pensata dalla Fagnani restituisce al pubblico un’idea di realtà pura, apprezzata perché dà voce alla drammaticità di un vissuto reale, privo di manipolazioni, che si svincola dalla difesa delle apparenze televisive.

La funzionalità del contorno di Belve: nessun dettaglio è lasciato al caso

La conduttrice Francesca Fagnani durante la trasmissione televisiva Rai ‘Belve’, in onda il primo novembre 2022 a Roma. ANSA/ETTORE FERRARI

Un vero e proprio magnete comunicativo che sveglia letteralmente il pubblico fornendogli di volta in volta una motivazione accattivante per seguire la trasmissione. Ma è solo questo che attrae? È evidente che al di là del valore intrinseco che il programma comunica a livello di contenuto, anche il contorno e le modalità simbolico-visuali con cui è stato pensato sono fondamentali e di certo non casuali. Il programma è stato infatti strutturato secondo delle logiche scenografiche diverse, poco sceniche e televisive, che ritraggono uno studio distante dalla convenzionale idea di salottoperbenista, luminoso e confortevole.

Ed ecco che si spiega la presenza degli sgabelli, sedute scelte appositamente per la loro idea di scomodità e, dunque, perfettamente coerenti con l’intervista. Un dialogo sull’imperfezione umana, che vaglia l’interiorità degli ospiti senza scrupoli ma con delicatezza. A tal proposito, è ovvio che un elemento determinante per il successo del format sia l’indole della stessa Fagnani, che un po’ belva è. Attraverso la mimica, la prossemica e l’abilità retorica con cui formula e pone le domande più invasive, la giornalista adotta con efficacia un’eleganza tagliente che le permette di scavare senza filtri dentro la contorta e delicata natura umana.

E dopo Sanremo?

Nonostante già goda di una carriera ormai avviata e piena di successi, è facile pensare che la partecipazione di Francesca Fagnani al Festival di Sanremo 2023, che ancora una volta porta sul palco dell’Ariston Donne brillanti e non solo belle, darà alla sua immagine una notevole spinta verso la visibilità e la notorietà. Resta da chiedersi se sarà solo fumo negli occhi che attirerà una nuvola mediatica temporanea, oppure un ad maiora semper; ma questo potremo dirlo solo tra qualche settimana, o forse mese, magari consultando i dati dello share di Belve. Intanto, però, possiamo dire che, con un approccio inaspettatamente soft ma pur sempre ironico, la Fagnani è riuscita a intrigare il pubblico come sempre.

Scritto da Maria Laura Tardio per Nxwss


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