Forse dobbiamo dire grazie a Stanislav Petrov

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Un conflitto mondiale scampato per una decisione presa all’ultimo momento, individualmente. Un militare sovietico, il suo bunker e un’ecatombe nucleare vicina all’esplosione. Era il 1983.

Missili Minuteman III

”Cosa sarebbe successo se Petrov quel 26 settembre 1983 non avesse pensato ad un falso allarme?” si chiedono in molti. Le risposte possono essere le più disparate, a pensarci. Stanislav Petrov quel giorno salvò l’umanità da una probabile catastrofe nucleare, di cui molti però non conoscono la storia. L’incidente dell’equinozio d’autunno fu uno dei momenti in cui la Guerra fredda rischiò di scaldarsi e, se fosse successo, molto probabilmente non saremmo qui a raccontarlo. Almeno non tutti.

Ufficiale della Vojska POV (truppe di difesa aerea URSS), Petrov era in sostituzione di un ufficiale nel bunker Serpuchov 15. Petrov era di controllo al sistema di allarme preventivo e di controllo dei siti missilistici statunitensi, con il compito di verificare ogni eventuale attacco all’URSS.

Quello del 26 settembre 1983 deve essere stato un giorno indimenticabile per Petrov, che tra un caffè e uno sbadiglio si è ritrovato a salvare il mondo senza saperlo.

Stanislav Evgrafovič Petrov: chi era?

Petrov nel 2016

Petrov, la cui morte data solo 5 anni fa (2017), fervente comunista, negli anni ‘80 era un militare e tenente colonnello dell’Armata Rossa. In quegli anni era a controllo del sistema di analisi dei siti missilistici statunitensi.

MAD è l’acronimo della strategia che l’URSS avrebbe messo in atto se Petrov non avesse dubitato del radar che aveva davanti agli occhi. Mutual Assured Destruction, dunque “tu lanci io lancio”, per una mutua distruzione tramite ordigni nucleari.

Era pur sempre vero che durante la Guerra fredda nessuno dei due blocchi avrebbe attaccato l’altro così direttamente. Almeno nell’intenzione di non voler spazzare via il genere umano.

26 settembre 1983: apocalisse nucleare?

00:14 (ore Mosca), il sistema OKO (satelliti rivelatori) lancia l’allarme di attacco nucleare.

Quella sera Petrov si trovò davanti un missile lanciato da una base in Montana, diretto presumibilmente contro l’Unione Sovietica. Petrov, interdetto da un attacco così peculiare, decise di non avvertire immediatamente i propri superiori. Improbabile infatti pensare che gli Stati Uniti, seppur consci di voler attaccare l’URSS, lo facessero con un solo missile.

Poco dopo lo stesso radar segnalò altri 4 missili in direzione URSS, lasciando ancora più interdetto Petrov. Cinque missili erano comunque un numero esiguo rispetto all’arsenale nucleare statunitense. Petrov decise di avvertire i suoi superiori con i missili ancora in volo, ma indicando l’evento come un malfunzionamento del sistema. Petrov infatti non ricevette altri segnali, da nessuno degli altri radar analoghi presenti. Petrov ebbe il presentimento giusto, il radar non funzionava bene e nessun missile era stato lanciato. La rappresaglia nucleare poteva essere evitata. Falso allarme e scherno per i sistemi di sicurezza sovietici, i quali risultarono poco avanzati agli occhi di chi seppe della vicenda.

L’URSS avrebbe proceduto alla MAD? La rappresaglia nucleare era inevitabile?

Jurij Vladimirovič Andropov

Difficile dirlo, sicuramente era una delle ipotesi più in voga, considerando il livello di tensione che vi era negli anni della Guerra fredda. Inutile pensare che però fosse l’unica ed esclusiva alternativa. Lanciare un attacco nucleare significava (e significa ancora oggi) ricevere una risposta di eguale misura. Il filo (telefonico) rosso che legava Washington a Mosca serviva d’altronde anche a questo, ossia comunicare tra le due parti in contrasto. Andropov (Segretario generale del PCUS nel 1982-1984) avrebbe potuto chiedere ironicamente a Reagan il motivo per il quale li stessero attaccando, magari anche sottolineando il poco polso nel lanciare solo 5 missili.

In ogni caso la questione si concluse come un nulla di fatto, fortunatamente. La Guerra fredda si è poi disciolta definitivamente nel 1989, nonostante ancora oggi abbiamo il rischio di un conflitto nucleare, ma grazie a Petrov, almeno per altri 40 anni, il mondo è sopravvissuto.

È una storia da tenere in conto, anche se purtroppo, come per tante vicende storiche, si tende a dimenticarla.

Bravo Petrov!

Scritto da Emanuele Lo Giudice


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