Fiducia al Senato, Meloni: ”soddisfatta”

di Emanuele Lo Giudice
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115 sì al Governo Meloni, è arrivata la fiducia da parte del Senato.

Dopo la fiducia accordata alla Camera, passata con 235 voti favorevoli, anche il Senato ha risposto favorevolmente al Governo Meloni, ponendo la fiducia con 115 sì e 79 contrari; c’è anche chi si è astenuto, per un numero pari a 5.

Superando la soglia minima di 98 voti per ottenere la fiducia, la Presidente del Consiglio Meloni è uscita da Palazzo Madama sostenendo di essere ”soddisfatta”, anche dopo il dibattito che ha preceduto la votazione. Compattezza della maggioranza di centrodestra, la quale ha posto la fiducia in toto, e compattezza dell’opposizione, che già negli interventi aveva chiarito con fermezza il ”no” al Governo Meloni. Tra le assenze vi sono quattro senatori a vita e un senatore del gruppo misto che non hanno risposto alla chiama, mentre le astensioni provengono da Monti, Cattaneo e da tre senatori del gruppo Per le Autonomie. Tutti i senatori del centrodestra, escluso La Russa in quanto Presidente del Senato, hanno votato favorevolmente.

”L’Italia senza visione, ora ricetta tutta mia” ha sostenuto Meloni nel tracciamento del proprio quadro politico, in cui sono rientrate diverse questioni, riguardo sia il salario minimo che del tetto al contante. Nel discorso anche la questione Covid e il PNRR, nonché la crisi russo-ucraina, incalzata poi anche da Silvio Berlusconi, il quale si è detto convinto del fatto che “l’Italia non può non schierarsi dalla parte dell’Occidente”; non a caso, il Ministro degli Affari esteri Tajani ha già ribadito agli alleati il sostegno di Roma a Kiev. Il cambio del governo non porta dunque a nessun cambio di idee riguardo la questione ucraina.

Gli interventi: dall’appello all’opposizione a Renzi.

“[…] che non si facciano dibattito ideologici. Mi auguro che vogliate valutare i provvedimenti nel merito e valutare se votarli o meno” ha chiesto la Presidente del Consiglio Meloni all’opposizione presente in aula, richiamando alla ”franchezza” dell’opposizione portata avanti da Fratelli d’Italia nei confronti dei governi precedenti.

Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha analizzato il concetto di ”merito” in cui si è fatto largo ricorso in questi giorni, soprattutto nella nuova denominazione del Ministero dell’Istruzione. Italia Viva rimane sulla stessa linea di Fratelli d’Italia riguardo la riforma per il presidenzialismo, che rimane ancora ad oggi confusa, perché già pensiero del partito con la questione del ”sindaco d’Italia”; “Il punto fondamentale è che se c’è un’apertura sulle riforme costituzionali un no a prescindere è sbagliato” ha aggiunto Renzi prima di concludere il proprio intervento.

Mario Monti ha annunciato la propria astensione, sostenendo di voler valutare ”procedimento per procedimento” in quanto non completamente concorde sul piano del nuovo governo. “Condivido molte delle linee programmatiche da lei esposte, anche se alcune sono assai diverse dalle mie. Mi rallegro ma ho bisogno di essere convinto dai fatti”, ha detto il senatore.

La critica di Licheri e le fischia del centrodestra.

Il senatore Licheri del M5S ha criticato la scelta di Guido Crosetto come Ministro della Difesa, utilizzando il verbo “strafare” nell’imputare a Giorgia Meloni l’azione sbagliata nella nomina dei nuovi ministri. “Quello che ieri era il più grande lobbista dell’industria delle armi oggi starà nel posto dove si fanno gli appalti per quelle industrie. Questo non è da governo del centrodestra, ma da Repubblica delle banane”. La maggioranza presente al Senato ha fischiato alle parole del sen. Licheri, per poi essere riportata all’ordine alla presidenza.

Scritto da Emanuele Lo Giudice


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