Effetto Mandela: è tutto come crediamo?

di Alessia Agosta
5 Min.

Sarà sicuramente capitato a tutti di avere un ricordo falsato della realtà: l’omino simbolo del Monopoli ha il monocolo! Ma davvero?
Questo (e molti altri esempi), altro non è che il risultato dell’Effetto Mandela.

Perché Effetto “Mandela”?

La storia del nome di questo particolare fenomeno è altrettanto curiosa: a un congresso del 2009, la studiosa Fiona Broome parlò della morte dell’attivista sudafricano Nelson Mandela, avvenuta, secondo lei, negli anni ’80. Ebbene, Mandela è morto nel 2013.
Ma quindi perché si dice “falso ricordo collettivo”? perché anche le altre persone presenti al congresso concordavano con la versione di Broome. Da quel momento, altri casi di confabulazioni si sono susseguiti, fino a rendere l’Effetto Mandela ben riconoscibile.

mandela effect
Fonte dell’immagine: The Today Show

Un Effetto collettivo

Il falso ricordo dell’Effetto Mandela si verifica solo quando un gruppo di persone condivide una visione alterata della realtà. È necessaria, quindi, la convinzione collettiva che l’elemento o l’avvenimento si sia verificato in maniera diversa dalla verità dei fatti.
Ciò che danneggia di più il passaggio del racconto da una persona a un’altra, è che ognuno ha un ricordo differente; quindi, si otterrà l’unione di più storie verosimili che inevitabilmente cambiano la realtà dei fatti.
È importante capire questo passaggio: se non ci fosse la collettività, probabilmente l’Effetto Mandela non risulterebbe così forte, forse non esisterebbe nemmeno. 
Il gruppo, da sempre, fa forza: una sola voce ha meno impatto di molte voci; per questo, l’Effetto Mandela è un bias cognitivo.

Una possibile spiegazione del fenomeno

Il cervello umano non è fatto per ricordare quantità innumerevoli di informazioni. Di solito, si cerca di ricordare più informazioni importanti con il minor sforzo possibile, per non sovraccaricare il cervello.
Nascono così i bias cognitivi, delle “scorciatoie” della mente che danno l’impressione di assimilare più informazioni insieme, omettendone però altre, a volte importanti.
Ricordare, in sostanza, ogni avvenimento accaduto è tanto affascinante quanto difficile; perciò, non è impossibile che la mente distorca alcuni ricordi.

Alcuni esempi di Effetto Mandela

Tra aprile e maggio 1989, in Piazza Tienanmen, a Pechino, gli studenti universitari diedero vita a manifestazioni volte alla conquista della democrazia. Celebre è l’immagine del ragazzo che, disarmato, si pone davanti ai carri armati e ne arresta l’avanzata. Nella memoria collettiva, il ragazzo è morto. Nella realtà, non è rimasto ucciso dai corazzati.

effetto Mandela
Fonte dell’immagine: La Repubblica

Nel film cult “Forrest Gump”, il protagonista dice “La vita è uguale a una scatola di cioccolatini”, ma molti citano la frase in maniera sbagliata, come è accaduto in altri film, dove veniva riportata come “La vita è come una scatola di cioccolatini”.
La coda di Pikachu non ha la punta nera, è completamente gialla. L’emoji del ladro non è mai esista. Il brano “We are the champions” della rock band Queen termina proprio con il suo titolo, senza “… of the world”.
Il cappello di Zio Sam, la personificazione degli Stati Uniti d’America, non è rappresentato con le strisce rosse come molti dicono di ricordare, bensì è tutto bianco, ci sono solo delle stelle in basso. La canzone “Barbie Girl” di Aqua in realtà dice “I’m a Barbie Girl, in the Barbie world”.

Gli esempi da poter citare sono molteplici, ma una cosa è certa, l’Effetto Mandela è reale e ad averlo creato sono state le persone e la società. 
Chissà quanti altri eventi che oggi ricordiamo in un modo, in futuro verranno etichettati come non reali.


Le foto presenti in questo articolo provengono da internet e si ritengono di libero utilizzo. Se un’immagine pubblicata risulta essere protetta da copyright, il legittimo proprietario può contattare lo staff scrivendo all’indirizzo email riportato nella sezione “Contatti” del sito: l’immagine sarà rimossa o accompagnata dalla firma dell’autore.

Articoli Correlati