Don’t Look Up (2021): una satira sull’ipocrisia della società

di Emanuele Fornito
7 Min.

Trama

Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence), astronoma ricercatrice presso l’università del Michigan, scopre una cometa sconosciuta, la cui orbita prevede uno scontro fatale con il pianeta Terra. Quando il suo professore, il Dr. Randall Mindy (Leonardo DiCaprio) conferma la scoperta, inizierà una lotta per la verità da parte dei due astronomi, attraverso social e discutibili presentatori televisivi, lasciati soli da una società ipocrita e confusa.

Recensione

A tre anni di distanza dall’ultimo film (Vice, 2018), Adam McKay torna sul grande e piccolo schermo con un film di carattere satirico quanto più attuale, creando uno spartiacque all’interno dell’opinione pubblica. Come raccontato dallo stesso regista in un’intervista all’Entertainment Weekly, l’idea nasce da una semplice similitudine del collaboratore Sirota, il quale, durante una conversazione con McKay, compara il cambiamento climatico ad una cometa in rotta contro la Terra, destinata all’inevitabile scontro fatale. È proprio questa comparazione a porre le fondamenta di una critica sociale ben più ampia. La metafora cometa-cambiamento climatico , infatti, McKay nella posizione di mettere a nudo le ipocrisie della società. Ma partiamo con ordine.

Frame tratto da una scena del film


Nel corso dell’intero arco narrativo i due protagonisti arrivano a scontrarsi, a più riprese, con le principali costituenti della società, quasi con graduale importanza. Inizialmente, poco dopo la scoperta della cometa, Dibiasky e Mindy decidono di diffondere la notizia sui social dove, tuttavia, trovano una completa mancanza di serietà. Un luogo, insomma, in cui la risata veloce è preferita alla ponderata comprensione della notizia, oltre che essere terreno fertile per cospiratori e diffidenti i quali, come si vedrà poi, saranno un prezioso strumento nelle mani del governo. Arrabbiati e quasi esterefatti dal non essere stati presi sul serio, i due astronomi decidono quindi di rivolgersi all’istituzione, rappresentata da McKay come corrotta, nepotista, negligente e superficiale. Quella di McKay è una critica che, seppur riferita al solo governo americano, può dunque essere estesa globalmente. Esemplare è la scena della lunghissima attesa alla White House, che permette allo spettatore di avvertire la frustazione dei due scienziati, abbandonati a loro stessi ancor di più quando l’incontro con la presidente degli Stati Uniti Orlean (Meryl Streep) e suo figlio (Jonah Hill) porteranno alla luce le suddette tare.

Una scena del film


Si arriva dunque all’ultima speranza dei due ricercatori: la televisione, materializzando quindi la terza importante critica. Una televisione che, come i social, preferisce il gossip all’informazione (il confronto amoroso di Ariana Grande con il suo fidanzato precede l’intervento di Dibiasky e Mindy). Anche qui si manifesta una generale superficialità: i due conduttori, Brie Evantee (Cate Blanchett) e Jack Bremmer (Tyler Perry), fanno di tutto per rendere comica la situazione, ricorrendo a battute spesso fuori luogo ed indigenti di umorismo. Ecco dunque che l’apparizione televisiva getta i due nel baratro dei social tra hashtags, meme e prese in giro di ogni genere. Dall’altra parte incomincia una profonda spaccatura tra Dibiasky e Mindy: quest’ultimo, entrato nel vortice della fama, abbandona i suoi valori iniziali per sfruttare la sua immagine, tradendo sua moglie con la presentatrice e prestando il volto a campagne e pubblicità televisive. Dibiasky, al contrario, sempre più avversa a questo mondo, viene alla fine estromessa dopo essere stata arrestata ed obbligata ad un contratto per imporle il silenzio, finendo a lavorare in un supermercato. La perdita di valori dell’uomo moderno a favore della fama è probabilmente il tema più vicino ad un mondo, quale è il nostro, dove il successo facile senza valori viene sempre più preferito.

DiCaprio in una scena del film


Il personaggio di Peter Isherwell (Mark Rylance) chiude il quadro critico: egli è l’emblema del capitalismo (una probabile ispirazione dalle figure di Bill Gates ed Elon Musk), freddo nei modi e negli atteggiamenti, sfruttatore della tecnologia per fini speculativi, il quale, grazie alla sua potenza economica che gli permette di risiedere accanto alla giunta governativa, prende le redini della missione spaziale per la distruzione della cometa. Quando si scopre che la cometa è ricca di minerali, la missione viene annullata all’insaputa di tutti, spostando l’obiettivo sull’estrazione dei beni dal corpo celeste. Soffermandoci su questo passaggio, è chiaro l’obiettivo dello sceneggiatore: l’avidità della classe aristocratica rende ciechi e sordi e lo spettatore si trova, quasi empatizzando con Mindy, a chiedersi che senso abbia preferire denaro alla vita. Eppure, accade attorno a noi tutti i giorni.

Una scena del film

A questo punto McKay abbandona la critica attuale e si lascia alla previsione delle sorti future. Una seconda missione fallimentare ridicolizza la posizione di governo ed imprenditori, quando si capisce che l’impatto sarà ormai inevitabile. Vicino il momento dell’apocalisse, in un mondo ancora restio a credere alla veridicità dell’avvenimento (grazie soprattutto ad una campagna governativa di deviazione mediatica), Dibiasky trova l’amore in un ragazzo, Yule (Timothée Chalamet), quasi a rappresentare l’ultima nicchia umana ad essere capace di provare dei sentimenti ben saldi ai propri valori.
Nelle scene finali si vede di come a mettersi in salvo saranno soltanto i soliti ricchi e potenti, a scapito della classe media (rappresentata naturalmente dai protagonisti e da Mindy che, nel frattempo, si ricongiunge con la sua famiglia) e, nelle due scene post-credit, viene chiuso il cerchio critico: arrivati su un altro pianeta dopo 22 000 anni grazie all’ibernazione, i ricchi superstiti vengono brutalmente mangiati da un gruppo di animali alieni mentre Jason Orlean (Jonah Hill), sopravvissuto miracolosamente alla strage, ha come primo pensiero l’aggiornare i suoi follower, tutti ormai morti, sul suo stato, mettendo quindi in ridicolo l’intera community social.

Frame tratto da una scena del film


Quello di McKay è un film (avente come unico scopo la critica alla società ) dal forte carattere satirico che riesce a dipingere con sufficiente ironia i comportamenti tipici del mondo attuale, nonostante una ricercatezza estetica e tecnica messa in secondo piano. Futile, ma probabilmente voluta dalla produzione Netflix, la presenza di un’Ariana Grande che sfigura accanto ai grandi attori, nonostante il limitato minutaggio. Frivolo è inoltre il concerto della stessa cantante, posto in maniera a tratti stridula con la narrazione del film, quasi come un’inserzione pubblicitaria.

Scritto da Emanuele Fornito


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