Donald Trump in bilico, ma tra le squalifiche c’è chi ancora lo salva

di Emanuele Lo Giudice
6 Min.

La corsa alle presidenziali di Donald Trump è una montagna russa di emozioni. La elezioni vengono rallentate da alcune Corti statali, ma il supporto elettorale è ampio. Trump è in bilico?

Trump

Un susseguirsi di sussulti per Donald Trump, che avanza verso le primarie tra chi cerca di bloccarlo e chi lo spinge in avanti. La già conosciuta polarizzazione statunitense, sulla quale sono stati scritti fior fiori di testi, cresce sempre di più, lasciando gli Stati Uniti parecchio fratturati.

Trump, demagogo populista d’ampie capacità, non si è lasciato scalfire né dalle elezioni del 2020, perse, né da tutto ciò che gli ruota intorno da anni a questa a parte. Non vi è processo pendente che lo fermi, né alcun rimorso che lo blocchi. Non vi è nemmeno alcuna presa di coscienza che lo faccia tornare sui propri passi. Insomma, come magnate tanto di cappello, come agitatore di folle anche, ma come Presidente degli Stati Uniti ce ne sarebbe da ridire. Effettivamente, la poca maestria di Trump nello stare al suo posto e seguire i protocolli non è molto distante dai continui inciampi di Biden. Anche l’attuale Presidente, imperterrito, ha imbracciato nuovamente la bandiera ed è salito sul carretto presidenziale, per quello che si prospetta essere un remake del 2020.

Dal 15 gennaio partiranno le primarie nei vari Stati, con a capo l’Iowa, ma il futuro per Trump sembra costantemente sull’orlo di un risvolto inaspettato. Tra il processo pendente e alcune Corti statali che tentano di bloccarlo, il magnate newyorkese nuota a rilento, ma ostinatamente, verso le presidenziali, sperando di accaparrarsi la vittoria del 5 novembre 2024. Alla fine, oltre alla Casa Bianca non sembra essergli rimasto nulla, o quella o la galera!

Trump? Per noi è no!

Trump

Uscito scontento dalle elezioni del 2020, Donald Trump ha faticosamente accettato la transizione dei poteri, ai quali si è proceduto (da lui annunciato con poco entusiasmo) solo dopo l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021. Quella specie di colpo di Stato, portato avanti da vichinghi pitturati e da donnette minute che a fatica riuscivano a scendere le scale di Capitol Hill, a Trump non è costato poco. Ad oggi, infatti, quasi vicino all’apertura della parte calda della corsa presidenziale, almeno 15 stati si stanno muovendo per mettergli i bastoni tra le ruote.

Nonostante le accuse e i problemi legali che gravano sulla testa del former President, che dovrà rispondere delle accuse in diversi processi nel 2024, questo non sembra essere un valido motivo per togliergli l’eligibility alla Presidenza. È una circostanza molto divertente, anche considerando i due tentativi di impeachment. In ogni caso, la Costituzione americana non prevede nulla al riguardo, come sostenuto anche da diversi giuristi americani. La Costituzione, infatti, provvede a dichiarare i tre presupposti necessari per diventare Presidente, nulla di più. Dunque, per coloro che pensavano di essersi scampati l’indice di Trump alzato al cielo durante i dibattiti televisivi, è un dispiacere doverli deludere.

Non è comunque detta l’ultima. Diverse Corti statali stanno procedendo ad escludere Donald Trump dalla corsa alle presidenziali. Sarebbe giusto usare il condizionale parlando della questione, essendo altamente complessa, oltre che concretamente quasi superflua. Superflua perché, su 15 stati che hanno dimostrato l’intenzione di muoversi contro Trump, solo il Colorado ha agito davvero, seguito timidamente dopo una settimana dal Maine. Entrambi si sono pronunciati contro l’ex Presidente, appellandosi alla violazione della Sez. 3 del 14° emendamento della Costituzione ed escludendolo perché “ineleggibile”.

Chissà cosa accadrà

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Ora, nonostante le sentenze dei due Stati, almeno quella del Colorado risulta sospesa perché i Repubblicani hanno fatto ricorso alla Corte Suprema federale. Qualora quest’ultima dovesse prendere in mano il caso, valuterebbe l’eleggibilità di Donald Trump su tutti e 50 gli Stati.

La Sezione cui si appellano i contestatori di Trump riguarda l’appoggio a insurrezioni o ribellioni dopo aver giurato di difendere gli Stati Uniti. Questo giuramento, da Presidente, Trump l’ha fatto poggiando la mano anche sulla Bibbia! Il processo che lo vede imputato di aver preso parte all’assalto del 6 gennaio è ancora in corso, di conseguenza non esiste per ora condanna. La Corte del Michigan, infatti, esprimendosi sullo stesso caso aperto dall’omologa del Colorado, ha dichiarato l’eleggibilità di Trump, permettendogli di correre per le primarie. In ogni caso, riguardo la pronuncia della Corte Suprema sulle azioni di Trump riguardanti il 6 gennaio 2021 bisognerà aspettare il 4 marzo. La Corte Suprema si è infatti rifiutata di accelerare la questione, anche considerando la propria conformazione, dove 6 giudici su 9 sono repubblicani e tre di loro scelti direttamente dal Presidente incriminato.

Oltre al Minnesota e al Michigan, dove il tentativo di bloccare Trump è fallito, anche la democratica California si unisce agli Stati che non squalificano. La (quasi) ultima parola è rimessa alla Corte di Washington, che dovrà pronunciarsi su una questione tutt’altro che delicata.

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