Decreto contro i raduni pericolosi: pronte le prime modifiche

di Francesco Alessandro Balducci
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A poco più di 48 ore dalla pubblicazione, sulla Gazzetta Ufficiale, del decreto legge contro i raduni pericolosi, emanato dal Governo Meloni e, in particolare, dal Ministro dell’Interno Piantedosi, e sulla scia delle polemiche emerse, sono pronte le prime modifiche al provvedimento. Il decreto, promulgato sulla scia emotiva del rave party di Modena, presentava diverse imperfezioni e incomprensioni. Tra queste, principalmente un’eccessiva genericità nell’individuare quali raduni sono pericolosi e quali no. Ma anche pene troppo severe, che avrebbero spalancato la porta alla possibilità di intercettazioni.

Le polemiche non sono state sollevate solo dalle forze politiche opposte al partito di Governo. Anche molti esponenti di Forza Italia hanno espresso il loro dissenso. Ma la spinta più forte è arrivata da costituzionalisti e giuristi.

Innanzittutto, emerge come l’espressione “l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati” sia troppo generica. Senza la necessaria precisione nell’individuare quali raduni sono da reputarsi “invasione“, anche semplice proteste sarebbero potute finire sotto la lente di ingrandimento. Per scongiurare il rischio che manifestazioni studentesche potessero essere reputate reato, l’avvocato Sisto, assicura che ci saranno modi per tipizzare la fattispecie dei rave-party da punire. Per evitare che quella appena approvata da norma di garanzia si trasformi in norma di polizia“. Il premier Meloni, invece, ha suggerito di inserire l’oggetto “raduni musicali non autorizzati” nel provvedimento, legandolo anche a casi di “spaccio e uso di droghe“.

Un altro punto dolente del decreto era quello legato alla possibilità di intercettazioni. La prima proposta di legge prevedeva una pena massima pari a 6 anni. In caso di reati con pene da 5 anni, scatta in automatico le possibilità di arresto immediato e intercettazioni. Metodologie che potrebbero anche essere usate su adolescenti, ipotetici responsabili del nuovo reato. La strada più facile da seguire è quella di un abbassamento della pena massima da 6 a 4 anni.

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ci ha tenuto a precisare come “il decreto non incida sui sacrosanti diritti della libera riunione“. A questi ha fatto eco l’avvocato Sisto: “Bisogna evitare che questa norma possa essere applicata alla legittima manifestazione di dissenso, da quella sindacale a quella scolastica. Su questo dovremmo essere attenti e fare in modo che questo epilogo non ci sia. Basterà abbassare la pena sotto i cinque anni e le intercettazioni non saranno consentite“.

Scritto da Francesco Alessandro Balducci


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