Cyberbullismo nel mondo e in Italia, implicazioni Legge 71/2017

di Dudnic Radu
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 9 Min.

Il mondo digitale ha portato con sé numerosi progressi e vantaggi, ma anche una piaga che continua ad esistere nella nostra società: il cyberbullismo. Questo fenomeno è una ferita sociale che continua a infettare la nostra società digitale. Nell’epoca in cui viviamo i libri convivono sulle nostre scrivanie assieme a Smartphones e PC, e, attraverso l’uso di questi strumenti digitali le parole possono assumere un’eco dalla portata più ampia arrivando persino ad essere trasformate intenzionalmente in armi.

In questo articolo, esploreremo le profonde cicatrici che questa forma di violenza digitale lascia nelle vite delle vittime e i modi in cui la società sta cercando di affrontare questa “epidemia” del mondo moderno.

Cos’è il cyberbullismo?

Il “cyberbullismo“, terminologia coniata da Bill Belsey nel 2004, è una trasposizione digitale del bullismo tradizionale. Questo fenomeno si manifesta attraverso insulti, minacce, diffamazione e la diffusione non autorizzata di informazioni personali nella rete internet.

L’anonimato online fornisce un senso di impunità a chi attua queste forme di trasgressioni, e spesso le vittime coinvolte sono giovani in fase di formazione dell’identità, dove la vulnerabilità è massima. Mentre il bullismo tradizionale rimaneva confinato agli spazi scolastici, il cyberbullismo non conosce barriere geografiche o orari e questo è prettamente il suo tratto più distintivo.

Cyberbulli, vittime e social media

Per comprendere appieno il cyberbullismo, dobbiamo scrutarne la psicologia e riconoscere le dinamiche tra bulli e vittime. I bulli, spesso privi di empatia e propensi al comportamento ostile, trovano nei social media un terreno fertile per coltivare il potere e il controllo. Le vittime al contrario tendono a essere insicure, introverse e con bassa autostima.

La diversità nelle idee, nell’orientamento religioso, nell’aspetto estetico, l’eccessiva emotività, l’orientamento sessuale, la nazionalità, l’abbigliamento non convenzionale o persino la disabilità possono essere fattori che mettono una persona nel mirino dei cyberbulli. Le conseguenze possono variare dall’isolamento alla perdita di autostima, e in casi estremi, possono anche portare la vittima a sfiorare o attuare l’idea del suicidio.

La legge n. 71 del 29 maggio 2017 in Italia sul cyberbullismo, responsabilità giuridica

La senatrice Elena Ferrara, ex insegnante di Carolina Picchio, la giovane studentessa che tragicamente si tolse la vita a causa di divulgazioni online di molestie sessuali subite da coetanei, ha capitanato la prima missione riguardo al cyberbullismo una volta entrata nel Parlamento italiano. Per la prima volta in Italia venne pensata una legge che mirava a creare sanzioni e diritti nel contesto del cyberbullismo, affinché episodi simili non si ripetessero più.

La proposta, presentato nel 2014, ha dato vita alla Legge 29 Maggio 2017, n.71, un documento legislativo che incorpora normative, sanzioni e diritti, unendo in strategie di prevenzione e di contrasto al fenomeno. 

Cyberbullismo è a considerarsi come “ogni forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, manipolazione, acquisizione illecita, trattamento illecito dei dati personali in danno di minorenni, nonché la diffusione di contenuti online il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo”. La legge prevede misure punitive per chi commette cyberbullismo, compresi i giovani dai 14 anni in su.

Cosa prevede questa legge?

  •  La legge consente alle vittime di cyberbullismo di richiedere provvedimenti disabilitanti e prescrittivi al gestore del sito Internet o del social media o al titolare del trattamento. Questi provvedimenti includono l’oscuramento, la rimozione o il blocco di dati personali diffusi su Internet, con la conservazione dei dati originali.
  • Nel caso in cui il gestore del sito Internet o social media non rispondano entro 24/48 ore alle richieste della vittima di cyberbullismo, quest’ultima può rivolgersi al Garante per la protezione dei dati personali per richiedere il blocco dei dati personali diffusi entro le 48 ore. Se il minore ha meno di 14 anni, deve essere accompagnato da uno dei due genitori o tutori.
  • I responsabili di bullismo telematico ricevono un ammonimento dal questore e partecipano a programmi di rieducazione scolastica fino a quando non viene presentata una denuncia per reati come ingiuria, diffamazione o minacce su Internet da parte di minori ultraquattordicenni.
  • Le scuole devono segnalare incidenti di cyberbullismo ai genitori, prendere misure preventive ed educative, e nominare un docente referente per coordinare azioni contro il cyberbullismo con le forze dell’ordine e associazioni locali.

Art. 97 del Codice Penale italiano

Secondo l’art. 97 del codice penale italiano, i minori di quattordici anni sono considerati incapaci di intendere e volere, escludendo quindi l’imputabilità penale. Per i minori tra i quattordici e i diciotto anni, la legge richiede dunque una valutazione individuale a seconda della loro capacità di intendere e volere.

  • L’art. 97 del codice penale indica che il minore infraquattordicenne non è mai imputabile.
  • L’art. 98 del codice penale indica che “è imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, aveva compiuto 14 anni ma non ancora i 18, se aveva capacità di intendere e di volere.”

Cosa possiamo fare per arginare il cyberbullismo?

Testimoni

Data la complessità del bullismo e del cyberbullismo, è imperativo prestare attenzione non solo alle vittime e agli autori, ma anche ai testimoni. rimanere in silenzio è diventato un atto di complicità. Il non intervenire di fronte alle storie struggenti di coloro che hanno subito questa forma di violenza digitale è un’accettazione tacita della perpetuazione del male.

Educazione

Genitori, insegnanti, amici e psicologi hanno un ruolo fondamentale nel riconoscere, sostenere e fermare queste situazioni. In che modo? Educando, segnalando, e promuovendo il rispetto reciproco e l’empatia. Segnalare il bullismo è un dovere civico, perché il silenzio è ciò che permette al male di prosperare.

La scuola può svolgere un ruolo fondamentale nella prevenzione e nell’intervento precoce contro il bullismo. Già dalle scuole medie esistono programmi educativi che sviluppano abilità emotive e relazionali fin dalla prima adolescenza. Il fine è quello di promuovere la salute mentale positiva degli studenti e prevenire situazioni di discriminazione e aggressività nelle scuole italiane.

Piattaforme di Segnalazione

Le piattaforme di segnalazione sono presenti oramai in tutto il mondo e consentono alle vittime, ai testimoni e a chiunque sia a conoscenza di comportamenti dannosi online di segnalare episodi in modo anonimo e sicuro. Le segnalazioni vengono indirizzate direttamente alle autorità competenti, facilitando un intervento tempestivo per arginare il problema. Applicazioni come Convyschool, oppure piattaforme come anticyberbullismo.it aiutano a monitorare l’andamento della situazione nel nostro Paese e contribuiscono alla diminuzione di atrocità legate al cyberbullismo.

Conclusioni e riflessione

La questione risulta spinosa, e si pone con forza: se da una parte le trasgressioni online non possono essere giustificate, dall’altra è la nostra stessa insaziabile sete di “like” e visibilità a renderci vulnerabili alle critiche. Dobbiamo educare i giovani alla consapevolezza e alle implicazioni delle loro azioni online, incoraggiandoli a promuovere gentilezza e rispetto nei loro modi di fare. Solo con un impegno comune possiamo sperare di creare un ambiente digitale più sicuro e positivo per le generazioni future.

                                                                                                                                                                                                 di Radu Dudnic


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