Chi sono i colpevoli del crollo all’Università di Cagliari?

di Francesco Alessandro Balducci
6 Min.

Nella notte tra martedì 18 e mercoledì 19 ottobre l’Università di Cagliari è stata sconquassata dal crollo del tetto dell’Aula Magna della Facoltà di Geologia. La notizia ha inevitabilmente fatto il giro del web, scatenando anche molte reazioni da parte di studenti e addetti ai lavori.

Proviamo ad analizzare un po’ meglio la situazione, per capire dove si annidano i problemi (e le colpe) maggiori.

Le conseguenze del crollo

La Procura di Cagliari ha aperto un fascicolo per disastro colposo di edificio inserendo nella lista degli indagati il rettore Francesco Mola, il direttore generale d’Ateneo Aldo Urru, la dirigente Antonella Sanna e Agostino Zirulia, appartente al settore Investimenti e manutenzioni Edilizia e Impianti. Nel frattempo l’intero edificio, compresa la parte ancora in piedi, è stato messo sotto sequestro.

Nel frattempo, a soli tre giorni di distanza dal primo, si è segnalato un secondo caso simile. Nella sede degli uffici Erasmus dell’Università, dal soffitto è crollata una piccola porzione di cartongesso. I due impiegati, in quel momento nella stanza, sono rimasti illesi perchè lontani dal crollo. Tuttavia, restano misteri e incomprensioni.

Le parole del Sindaco di Cagliari Paolo Truzzu in merito alla vicenda del crollo di martedì sera, sono un crudo ma vivido riassunto di ciò che si sta vivendo. “È successo mentre non c’erano lezioni, il Signore ci ha graziati“.

Per quanto le tragedie non si possano prevedere con certezza, le Università dovrebbero mantenere la loro identità da ruoli di costruzione e sicurezze per il futuro. Non diventare uno dei primi rischi per gli studenti.

La Situazione

Poco più di 10 anni fa, le Università sono diventate enti autonomi. Ogni ateneo ha un proprio rettore e vari organi amministrativi, responsabili degli edifici dove risiedono i vari Dipartimenti. Questo a differenza delle strutture che ospitano gli studenti fuori sede, le cosiddette “Case dello studente“, che rispondono direttamente alla Regione. Ogni ateneo, inoltre, decide in autonomia come usufruire del budget economico che riceve, destinandone una parte alla manutenzione, un’altra al potenziamento e, via via, a tutte le necessità.

Questo discorso si lega a doppio filo con il tema, battuto ormai da anni, della sicurezza nelle scuole. Con la cronaca che, senza alcun dubbio, non è scevra di notizie del genere, riguardo anche edifici dedicati all’istruzione per l’infanzia o le fasce elementari.

I dati di Cittadinanzattiva non portano buone notizie. Il crollo del tetto dell’Aula Magna è il’undicesimo caso simile in questo anno solare. Il 42% delle scuole è stato edificato prima del 1976 e, spesso, non hanno ricevuto altri interventi di ristrutturazione. Mentre per circa il 25% non si sa la data di fondazione. Più della metà delle scuole è priva del certificato di agibilità statica o di prevenzione incendi. Il 40% è privo di collaudo statico. Mentre un quarto delle scuole non è ancora provvisto del fondamentale DVR (Documento di valutazione dei rischi).

L’emergenza-crolli non è una vicenda recente e tra settembre 2021 e agosto 2022 si contano fino a 45 casi simili, con una maggiore percentuale al Sud-Italia.

Le voci degli studenti

Proviamo però a mettere un attimo da parte i dati puramente numerici e a dare voce a chi queste situazioni le vive in prima persona.

Alberto Caocci, rappresentante del Senato Accademico, ha parlato in merito alla situazione del crollo del tetto:

“A quanto affermato dall’Ateneo i controlli sulle strutture universitarie avvengono costantemente. Inoltre, noi rappresentanti quando riceviamo segnalazioni relative a danni o malfunzionamenti all’interno degli edifici le riportiamo ai responsabili del Polo interessato dal danno e, per l’esperienza che ne abbiamo, sono sempre intervenuti immediatamente. Sempre nelle strutture di Studi Umanistici (in questo caso nel “corpo aggiunto”) si sono verificati spesso casi di infiltrazioni che abbiamo prontamente segnalato, infatti, recentemente, hanno steso una guaina protettiva nel tetto dell’edificio per evitare che la struttura risentisse delle infiltrazioni. Poi in particolare la struttura interessata dal crollo non presentava crepe o perdite, almeno fino alla sera del crollo“.

Molti studenti hanno espresso opinioni simili a questa. Mentre sul web iniziano a diventare virali foto apparentemente innoque, ma fondamentali. In foto scattate per inquadrare delle slide, si possono notare particolari decisivi, come le crepe in questa immagine a corredo.

Scritto da Francesco Alessandro Balducci


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