È arrivata nella giornata di ieri, venerdì 24, la sentenza della Corte di Cassazione, il maggior organo della giustizia italiana, che respinge il ricorso presentato da Alfredo Cospito contro il regime di 41-bis al quale è sottoposto.
Cospito, dunque, continuerà la sua reclusione sotto il regime carcerario duro, nonostante lo sciopero della fame che prosegue ormai da ottobre 2022.
La decisione della Corte di Cassazione

Dall’interno della sua sede in piazza Cavour a Roma, fuori dalla quale si erano riuniti i sostenitori di Cospito, la Corte ha comunicato la sua decisione dopo una camera di consiglio durata otto ore.
Come si legge nella sentenza, la Cassazione ha rifiutato il ricorso di Cospito contro la decisione del tribunale di sorveglianza di Roma, e ha condannato lo stesso anarchico a pagare le spese processuali.
Il ricorso dei legali dell’anarchico aveva, infatti, lo scopo di ribaltare la sentenza del tribunale romano che lo scorso dicembre aveva confermato il decreto ministeriale del maggio precedente, il quale stabiliva l’applicazione del 41-bis.
Quel decreto era stato fortemente voluto dalla procura di Torino, ed era stato emesso dall’allora ministra della giustizia, Marta Cartabia, dopo la consultazione col ministro dell’Interno Lamorgese, la Direzione nazionale antimafia e la polizia.
Infatti, secondo la procura torinese, Cospito rimaneva ai vertici della Fai, la Federazione anarchica informale, e, dal carcere, continuava a inviare direttive agli affiliati tramite i suoi scritti.
Le motivazioni del tribunale di Roma

Il tribunale di sorveglianza di Roma, lo scorso dicembre, aveva decretato che esistesse un pericolo, in regime ordinario, che Cospito continuasse ad esercitare “il suo ruolo apicale” tra gli anarchici.
Inoltre, la normale detenzione, anche “in regime di alta sicurezza, non consentirebbe di contrastare adeguatamente l’elevato rischio di comportamenti orientati all’esercizio del suo ruolo apicale nell’ambito dell’associazione di appartenenza”.
Secondo i giudici, dunque, sussisteva “un concreto pericolo, una qualificata capacità di Cospito di riprendere pienamente i vincoli associativi pur dall’interno del carcere, e di veicolare all’esterno e con autorevolezza disposizioni criminali”.
Infine, il tribunale aveva anche affermato che Cospito fosse in stretto contatto con le realtà anarchiche all’esterno del carcere, con l’obiettivo di “individuare obiettivi strategici e a stimolare azione dirette di attacco alle istituzioni”.
Le critiche al 41-bis per Cospito
Fin dai tempi dell’emanazione del decreto ministeriale si sono levate voci di opposizione riguardo l’applicazione di questo regime carcerario al caso di Alfredo Cospito.
Una di queste voci è proprio quella del procuratore generale della Corte di Cassazione, Piero Gaeta, il quale aveva chiesto alla Corte di annullare l’ordinanza del tribunale: “essere, o essere stato, il leader di gruppi anarchici ed esserne riconosciuto come leader per i suoi scritti o le condanne passate non sono ragioni sufficienti a mantenere Cospito al 41-bis”.
La reazione di Cospito e il dibattito sull’alimentazione forzata

Alfredo Cospito, ricoverato presso il reparto penitenziario dell’ospedale San Paolo di Milano, ha fatto sapere di essere intenzionato a sospendere gli integratori di potassio e di essere convinto di morire presto. «Spero che qualcuno dopo di me continuerà la lotta», le parole del leader della Fai.
Il ministro della Giustizia Nordio ha sollevato più volte il quesito della legittimità di Cospito di rifiutare i trattamenti sanitari offerti e la possibilità di passare all’alimentazione forzata. Della questione si sta occupando il Comitato Nazionale di Bioetica, il quale ha dichiarato:
«Dopo un corale, approfondito dibattito, la Plenaria ha ritenuto di proseguire l’analisi al fine di ottenere la massimo convergenza possibile con riguardo alle delicate e complesse problematiche sottese, nel rispetto di tutte le posizioni sino ad ora emerse».
Scritto da Mirko Aufiero
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