Immunità parlamentare, Montecitorio

Come funziona l’immunità parlamentare?

Ecco perchè le autorità non possono sequestrare la SIM di Leonardo La Russa

0 commento

Sono trascorsi 20 giorni dalla denuncia della 23enne milanese nei confronti di Leonardo La Russa, figlio dell’attuale Presidente del Senato, ora indagato per violenza sessuale. Nel corso delle indagini, tuttavia, gli inquirenti hanno riscontrato dei problemi nel sequestro del telefono cellulare del giovane, uno degli elementi chiave da cui sarebbe possibile chiarire i nodi più intricati della vicenda. Difatti, la SIM di La Russa Jr., intestata al padre, è protetta da immunità parlamentare.

E quindi, a meno di un’autorizzazione da parte della Giunta del Senato, non può essere sequestrata dai magistrati. Le autorità si sono limitate a confiscare ed esaminare lo smartphone del 19enne che, però, non avrebbe avuto conversazioni con la ragazza, fatta eccezione per un messaggio inviato il giorno successivo al loro incontro. Messaggio a cui non ci sarebbe mai stata risposta.

Nei prossimi giorni i tecnici forensi valuteranno tutti i dati rintracciabili nello smartphone. Nonostante l’assenza della SIM, infatti, la Polizia potrà accedere ai dati tramite i backup effettuati sul cloud del sistema operativo. Le indagini sul telefono cellulare procederanno con una ricerca per parole chiave, prestando attenzione a non violare l’immunità parlamentare di cui gode il padre di Leonardo La Russa.

Ma in cosa consiste l’immunità?

Dunque, capiamo insieme in cosa consiste questa misura “protettiva” di cui godono deputati e senatori e che, in molti casi, rischia di diventare un ostacolo per le indagini delle autorità.

L’immunità parlamentare è sancita dall’articolo 68 della Costituzione Italia, che recita:

«I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni».

Un esempio pratico: se un parlamentare offende un avversario politico durante un discorso in Aula, non può essere chiamato a risponderne legalmente.

Si chiama insindacabilità, ed è una prerogativa che esula il parlamentare da tutte le responsabilità civili, penali o amministrative per un giudizio espresso nell’esercizio delle sue funzioni.

L’immunità parlamentare, come osservato nel caso La Russa, si estende anche a perquisizioni ed intercettazioni telefoniche. Deputati e senatori in carica non possono essere sottoposti a perquisizione domiciliare o personale. Per quanto riguarda l’arresto, invece, il via libera per le autorità può arrivare esclusivamente tramite autorizzazione della Camera a cui appartiene.

In questo caso si parla di inviolabilità, dal momento che per emettere un mandato d’arresto o di perquisizione nei confronti di un parlamentare è necessaria la cosiddetta «autorizzazione a procedere».

Può accadere, però, che un deputato o un senatore in carica sia perquisito o arrestato senza l’autorizzazione della Camera. Questo si verifica in due casi: in presenza di una sentenza irrevocabile di condanna, oppure se il parlamentare è colto in flagranza di reato.

Tuttavia, esiste un altro pretesto al quale un politico può appigliarsi se indagato dalla magistratura. Si chiama «fumus persecutionis» (tradotto dal latino «sospetto di persecuzione») e può essere tirato in ballo dall’imputato se si ritiene che i magistrati stiano agendo esclusivamente per danneggiare la figura politica in questione, e non per giudicare un illecito.

La magistratura, in seguito alla riforma del 1993, non necessita di alcuna autorizzazione per avviare delle indagini investigative nei confronti di un parlamentare, nè per sottoporrlo a un procedimento penale.

Ministri e Presidenti della Repubblica: tutte le figure «protette»

Non solo parlamentari. L’immunità è riservata anche ai Presidenti del Consiglio e ai Ministri, come stabilito dall’articolo 96 della Costituzione. In questo caso, però, si tratta di un’«immunità relativa». Ciò significa che se il reato è stato commesso nell’esercizio delle loro funzioni, sarà il Senato a decidere se emettere o meno l’autorizzazione a procedere. L’immunità dei componenti dell’esecutivo, inoltre, persiste anche al termine della legislatura, ma solo se la magistratura deve indagare su presunti illeciti commessi quando erano in carica.

Tale iter è disciplinato e regolato dalla legge costituzionale n.1 del 1989, in base alla quale il Tribunale dei Ministri ha la facoltà di avanzare la proposta di autorizzazione alla Camera. Quest’ultima, dopo le operazioni di discussione, deciderà tramite una votazione.

Per quanto concerne l’inviolabilità della libertà personale, si adottano le stesse norme previste anche per i parlamentari.

Il Presidente della Repubblica è tutelato da un’immunità molto più ampia, come stabilito dall’articolo 90 della Costituzione. Egli non è infatti responsabile di alcun atto compiuto nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o attentato alla Costituzione. Inoltre, il Parlamento non può autorizzare i giudici per procedere contro il Capo di Stato.

Scritto da Giuseppe Di Sorbo


“Le foto presenti in questo articolo provengono da Internet e si dichiarano di libero utilizzo. Se un’immagine pubblicata risulta essere protetta da copyright, il legittimo proprietario può contattare lo staff scrivendo all’indirizzo e-mail riportato nella sezione Contatti del sito: l’immagine sarà rimossa o accompagnata dalla firma dell’autore”

Articoli Correlati

Lascia un commento