Congedo mestruale: cos’è e a che punto siamo

di Francesco Alessandro Balducci
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 5 Min.

Il primo grande passo è stato fatto al Liceo Nervi Severini di Ravenna, dove la raccolta di ben 16 casi di studentesse che soffrono di dismennorrea, ha smosso qualche coscienza. La discussione in merito è aperta da anni, anche con numerose testimonianze. Ma sotto questo punto di vista, è bene dirlo, siamo ancora molto indietro. Altre nazioni, una su tutte la Spagna, è molto più avanti. In Italia siamo ai primi piccoli passi in merito al tema del congedo mestruale. Ed ancora senza una legge che ne tuteli e regolamenti il caso.

Il Congedo mestruale è un permesso che permetterebbe assenza da lavoro o scuola per un massimo di 3 giorni al mese. Potranno usufruirne tutte le donne lavoratrici a prescindere dal contratto o dall’impiego full-time o part-time, sia nel pubblico che nel privato. Così come le studentesse alle prese coi primi casi di mestruazioni. Per ottenerlo, la condizione patologica e invalidante di dismenorrea dovrà essere certificata da apposita documentazione medica.

Sotto il termine specifico di “dismenorrea“si tende ad identificare è un dolore al basso ventre, che si manifesta qualche giorno prima dell’inizio delle mestruazioni. Un aspetto che potrebbe rendere invalidante il lavoro o lo studio svolto dalle donne che ne soffrono.

Liceo Nervi Sevenini di Ravenna

Il tema trattato al Liceo Nervi Severini di Ravenna è molto importante e soprattutto delicato. Si tratta, in sintesi, di concedere un’autorizzazione all’assenza, fino a 2 giorni, per malessere legato aai dolori mestruali. Chi ne soffre dovrà presentare un certificato medico ad inizio anno scolastico. E le assenze non verranno conteggiate, ai fini della frequenza obbligatoria annuale. Il regolamento partirà dalla prossima estate e concederà le soluzione appena riportate. Ma è già in lavorazione un ulteriore DDL, che concederebbe un congedo retribuito di tre giorni durante il ciclo e cinque per le donne che soffrono di dismenorrea. Inoltre, assicurerebbe alle donne a partire dai 16 anni di poter interrompere la gravidanza senza il consenso dei genitori e assorbenti gratuiti nelle scuole.

Anche in Veneto c’è chi si è mosso per tempo. Si tratta dell’azienza veneziana Ormesani SRL, che ha concesso un giorno di congedo mestruale senza bisogno di certificato medico o di chiedere permesso al capoufficio.

Discussione politica in Italia sul congedo mestruale

In Italia la discussione in merito alla formulazione di un DDL che includa anche il congedo mestruale è ferma da anni. Nel 2016 è arrivata sui banchi del Governo la prima proposta ed erano iniziate le discussioni. Ma il dialogo, poi, si è arenato. A poco è bastata anche l’emersione di dibattiti in merito ai temi dell’endometriosi e della vulvodinia. Nonostante sulla scena siano apparse anche le dichiarazioni e le posizioni di influencer e personalità mediaticamente importanti. Nell’anno in corso, il discorso potrebbe riprendere, per giungere ad un disegno di legge definitivo.

Le voci in merito sono contrastanti e fortemente stazionate sulle proprie posizioni. Chi è favorevole alla proposta, sulla scia della legge spagnola, e quindi promuove il congedo e l’assenza mensile delle lavoratrici che soffrono di mestruazioni invalidanti. Chi è contrario, tende a ritenerla una scusa per lavorare meno. Altri temono che possa essere solo controproducente per la produttività, del singolo e dell’azienza/gruppo di lavoro.

Il cambiamento parte dal basso

Tuttavia, è giuto e importante soffermarsi su quanto è avvenuto al Liceo Nervi Sevenini. Sicuramente la figura del preside, Gianluca Dradi, è emersa come fondamentale nel fatto. Il dirigente scolastico, infatti, ha aperto a questa decisione con grande fiducia. Ma lo ha fatto, accogliendo la richiesta di studenti e studentesse, che si sono messe all’opera per raccogliere dati, partendo dalla quotidianità. A prescindere dal sesso, con un gesto di solidarietà, tutti si sono mossi presentando a docenti e preside le testimonianze di 16 loro compagne che soffrono di dismenorrea. Oltre all’immenso valore significativo che questa decisione ha e avrà, per tantissime ragazze, va valutato anche l’impatto che ha avuto il muoversi in massa per un desiderio comune. Molte ragazze non sono neanche interessate nel caso specifico. I ragazzi, meno che mai, per ovvi motivi. Ma, tutti insieme, hanno deciso di operare per la comunità in cui vivono e studiano.

Il preside Dradi ha dimostrato grandissima sensibilità per il caso, così come per tutto quanto vi è attorno. Mentre, da parte degli studenti, c’è stata la dimostrazione di non sminuire un problema più comune di quanto si pensi, di dare aiuto. E, soprattutto, che forse nel 2023 il ciclo mestruale non è più un tabù. O, almeno, non dovrebbe esserlo.

Riflettiamoci! E faccamo riflettere.

Scritto da Francesco Alessandro Balducci


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