Il nuovo decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale punta a combattere la disinformazione, ma sul come ci sono tanti dubbi
Il 27 luglio è arrivato in Gazzetta Ufficiale un Dpcm (un decreto del presidente del Consiglio), con l’obiettivo di combattere la disinformazione modificando i rapporti tra le agenzie stampa e la pubblica amministrazione.
In particolare, verrà creato un elenco di agenzie «di rilevanza nazionale» dalla quale la pubblica amministrazione acquisirà notiziari per «garantire una completa informazione attraverso la più ampia pluralità delle fonti in considerazione della particolare natura dei servizi di informazione primaria».
Per entrare in questo elenco le agenzie dovranno rispettare diversi criteri, tra i quali l’avere a disposizione almeno cinquanta giornalisti assunti a tempo pieno e l’essere in grado di pubblicare almeno 400 notizie al giorno.
Il garante contro le fake news

Uno dei criteri meno chiari riguarda la figura del Garante dell’informazione, il quale avrà la funzione di «assicurare la qualità delle informazioni ed impedire la diffusione di fake news», «avente provata professionalità, esperienza, imparzialità e senza una pregressa appartenenza all’Agenzia presso cui opera».
Questa figura dovrà accompagnare l’agenzia al «momento della presentazione della istanza di iscrizione all’elenco», ma non viene specificato nel testo del Dcpm quale sarà il suo ruolo una volta completata l’iscrizione.
In assenza di ulteriori dettagli, si può immaginare che sia un consulente esterno e che il suo ruolo di controllo sull’attività dell’agenzia cessi con l’entrata nell’elenco.
I dubbi sul decreto

Nello stesso giorno della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto il presidente Mattarella è intervenuto durante la cerimonia del ventaglio, nella quale si incontrano i componenti dell’associazione stampa parlamentare, i direttori dei quotidiani e delle agenzie e i giornalisti accreditati.
Nel suo discorso Mattarella ha fatto riferimento al Dpcm mostrando qualche perplessità, sottolineando come «sarebbe fuorviante – e contraddittorio con le stesse disposizioni costituzionali – immaginare che organismi terzi possano ricevere incarico di certificatori della liceità dei flussi informativi».
Inoltre, ha affermato che «è compito dei giornalisti essere certificatori di fronte alla pubblica opinione della corrispondenza tra i fatti e la loro rappresentazione, concorrendo così all’esercizio di democrazia costituito dall’informazione».
La risposta di Barachini

In risposta al presidente della Repubblica è intervenuto Alberto Barachini (Forza Italia), sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Informazione e all’Editoria e firmatario del decreto.
Secondo il sottosegretario questo decreto sarebbe importante vista la «attuale velocità di diffusione delle notizie e la difficoltà concreta e quotidiana a fermare quelle false, la crescente tendenza degli attacchi hacker ad inquinare il settore delle news con deep fake e manipolazioni sempre più sofisticate».
Riguardo l’opaca figura del Garante Barachini ha inoltre precisato che sarà «scelto dalle stesse agenzie di stampa al fine di rafforzare la difesa in materia di cybersecurity e tutela del diritto d’autore».
Secondo quanto raccolto da Pagella Politica, Mattarella e Barachini si sarebbero però chiariti il giorno stesso, e non ci sarebbero particolari criticità nel decreto. Infatti, sia la Corte dei Conti che il Consiglio di Stato hanno dato la propria approvazione al testo.
La presentazione del decreto anti-fake news

Già il giorno precedente, il 26 luglio, Barachini aveva esposto le ragioni del governo in occasione della presentazione del rapporto “Disinformazione e fake news in Italia. Il sistema dell’informazione alla prova dell’Intelligenza Artificiale” di Ital Communications-Censis.
In particolare, il governo avrebbe scelto di intervenire in seguito agli innumerevoli episodi di disinformazione avvenuti sul web – specialmente durante la pandemia e la guerra in Ucraina – e avrebbe l’obiettivo di controllare l’uso dell’intelligenza artificiale nella produzione di notizie.
«L’intelligenza artificiale è già classificata in ambito europeo ad alto rischio per l’informazione. Serve un filtro che permetta di riconoscere immediatamente un contenuto creato dall’uomo rispetto a quelli dell’intelligenza artificiale», ha dichiarato Barachini.
Fonti: Gazzetta Ufficiale, Pagella politica, Agenparl, Prima comunicazione
Scritto da Mirko Aufiero
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