Com’è cambiato il ruolo dell’autore nel tempo? Andiamo a scoprirlo!

Dall'auctor al copyright.

di Costanza Maugeri
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 8 Min.

Oggi voglio porvi una domanda: «chi è l’autore di un’opera?»

Facile no? Tutti risponderemmo semplicemente: “Chi scrive l’opera». Questa risposta vede nell’atto della scrittura, la fase di rielaborazione di un contenuto che appartiene allo scrittore stesso, frutto del suo intimo processo creativo.

E se vi dicessi che la risposta che diamo istintivamente non è scontata come sembra?

L’idea di autore è cambiata radicalmente nel corso del tempo. Oggi ripercorriamo insieme le tappe di questo cammino.

Auctor: un ruolo elitario

Aristotele
Aristotele

Nel Medioevo il concetto di auctor si lega etimologicamente al termine “auctoritas” ossia autorità.

Nel Convivio Dante Alighieri sostiene, seguendo la definizione enciclopedica dell’epoca, che l’autore è colui che è degno di essere creduto e obbedito.

In questa categoria nel Medioevo rientrano gli autori dei classici latini e greci e i Padri della Chiesa. L’idea di autorità, per antonomasia, è rappresentata dalla Bibbia.

L’autore medievale: un’identità debole

autore Latini
Brunetto Latini

Ricollegandoci a quanto affermato nel paragrafo precedente possiamo ben comprendere come il ruolo dell’autore moderno è totalmente differente.

L’autore medievale, fatta eccezione per alcune grandi personalità come Dante, Petrarca e Boccaccio, sente di essere, spesso, un semplice trascrittore della sua opera.

Il caso emblematico è rappresentato da Brunetto Latini, maestro dell’Alighieri e autore del “Tresor”.

Egli nel prologo dell’opera scrive:

E non dico che il libro sia prodotto dal mio povero senno né dalla mia misera scienza: ma sarà proprio come un favo di miele raccolto da fiori diversi, perché sarà compilato soltanto con i detti meravigliosi degli autori che prima del nostro tempo hanno trattato di filosofia, ciascuno per la parte che ne conosceva.

E’ se è vero che l’opera di Latini non corrisponde ai canoni di autorialità moderna, d’altra parte in questa dichiarazione possiamo notare un verbo abbastanza insolito, se legato al concetto di autore: “compilare”.

Ancora una volta si insinua nella mentalità medievale il pensiero che vede nello scrittore un semplice trascrittore dell’indiscutibile autorità classica.

Il ruolo centrale del testo: la forma anonima

Medioevo
cantastorie medievali

Nel Medioevo il testo assumeva un ruolo centrale, a discapito, molte volte, della rivendicazione autoriale.

Anche in questo caso porto a voi un esempio per rendere più chiaro il concetto.

Ramon Llull, autore del “Llibre de l’ordre de cavalleria” nonostante seguì con molta cura la diffusione dell’opera e la relativa traduzione in più lingue, non sentì la necessità di rivendicare il suo ruolo d’autore e l’opera circolò anonima dopo la sua morte.

Questo atteggiamento potrebbe far concepire il Medioevo come un’epoca collettiva, popolare, in realtà è una visione semplicistica, che non scende nel profondo della questione.

Lo studioso, infatti, deve analizzare ogni singola situazione testuale nella sue peculiarità: ad esempio i cantari di gesta, spesso, si presentano in forma anonima. Questa caratteristica è da ricondurre alla natura orale di queste opere, percepite, quindi, come un patrimonio collettivo.

L’autorialità moderna e la centralità del pensiero illuminista

II ruolo dell’autore, nell’accezione in cui oggi lo intendiamo ha le sue radici nel pensiero illuminista e ha ricevuto una formulazione durante la Rivoluzione francese.

L’idea di autore moderno è legata al concetto di proprietà letteraria, ciò significa che il testo assume valore in relazione all’autore che possiede la sua opera.

Il 21 Luglio 1793 venne promulgato il decreto della Convention che riconosceva il “droit du genie” cioè il diritto del genio, alla base del copyright.

Il copyright: la tutela del diritto d’autore

Copyright

Il copyright tutela l’autore sotto due aspetti fondamentali:

  • l’originalità dell’opera: esso riconosce l’autore come proprietario di un’opera originale, essa, quindi, deve essere il risultato del suo ingegno;
  • la producibilità: il sistema che garantisce la pubblicazione e la riproduzione dell’opera nella forma voluta dall’autore.

Se ritornassimo per un secondo al Medioevo, potremmo ben capire come fosse impossibile tutelare il diritto dell’autore prima dell’invenzione della stampa.

La producibilità, ad esempio, non poteva in alcun modo essere garantita poichè anche il copista più attento ed esperto sarebbe incorso ad errori di copiatura.

Dovremmo anche considerare il fatto che il copista prendeva come modello, molte volte, un testo che era già di per sé la copia dell’originale, ciò portava alla corruzione del testo che quindi, spesso, circolava in modo totalmente differente da quello voluto dall’autore.

Un telefono senza fili in cui l’errore di un trascrittore, si sommava all’altro irremediabilmente.

E se per un secondo abbiamo pensato di essere lontani anni luce da quel tempo, ricordiamoci che:

siamo come dei nani seduti sulle spalle dei giganti

Bernardo di Chartres

Noi abbiamo sicuramente una superiorità di visione rispetto agli uomini antichi, ma ci poggiamo su ciò che loro ci hanno dato e insegnato.

I diritti che oggi riconosciamo, li possediamo perchè gli esseri umani vissuti prima di noi non ne godevano e per tale motivo ci hanno manifestato la necessità di scriverli su carta.

Fonti:

Bibliografia: Filologia romanza. Critica del testo, linguistica, analisi letteraria di Lino Leonardi, Laura Minervini , Eugenio Burgio. Le Monnier, Università.

Sitografia: Enciclopedia Treccani

Scritto da Costanza Maugeri


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