Chi sono i nuovi leader dell’Unione europea

di Mirko Aufiero
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 4 Min.

Trovato l’accordo per i “top jobs” dell’Unione europea: cosa sono e perché Meloni non l’ha presa bene

Martedì 25 giugno è stato raggiunto l’accordo per i cosiddetti “top jobs” dell’Unione europea. Si tratta dei tre ruoli di vertice dell’Unione, ossia la presidenza della Commissione europea, del Consiglio e la carica di Alto rappresentante dell’Ue.

L’accordo è stato raggiunto dai negoziatori del terzetto Popolari-Socialisti-Liberali, rappresentati a livello di capi di Stato e di governo. Per il Partito popolare erano presenti Donald Tusk e Kyriakos Mitsotakis, rispettivamente Primi ministri di Polonia e Grecia. A rappresentare i Socialisti lo spagnolo Pedro Sanchez ed Olaf Sholz. Per i Liberali il Primo ministro olandese dimissionario – ma pronto a diventare Segretario generale NATO – Mark Rutte e il presidente francese Emmanuel Macron.

Dai negoziati è arrivata la conferma dei tre nomi già da tempo circolati. Ursula von der Leyen (PPE) bis alla Commissione, la Prima ministra estone Kaja Kallas (RE) come Alto rappresentate dell’Ue per la Politica estera e di Sicurezza e l’ex Primo ministro portoghese Antonio Costa (S&D) alla guida del Consiglio.

I “giochi di Palazzo”

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I nomi dovranno essere approvati formalmente domani presso il Consiglio dai 27 capi di Stato e di governo dell’Ue. Successivamente, la candidatura di von der Leyen (PPE) dovrà essere approvata con maggioranza assoluta dal Parlamento europeo, dove il triangolo PPE-S&D-RE controlla 399 seggi su 720.

Una maggioranza da mettere al riparo dai possibili franchi tiratori, motivo per cui sarà importante per von der Leyen assicurarsi ulteriori voti. I partiti a cui guardare sono due, ossia i Verdi e i Conservatori di Giorgia Meloni.

Proprio Giorgia Meloni non ha gradito l’essere stata esclusa dai negoziati, rivendicando la posizione di forza assunta dopo le Europee. Le votazioni hanno premiato sia il suo partito in Italia – che ha ottenuto circa il 2% di voti in più rispetto alle politiche – sia i Conservatori europei. Questi hanno superato i liberali di Renew, imponendosi come terza forza dopo Popolari e Socialisti, e chiedono dunque di veder riconosciuto il proprio peso.

Von der Leyen dovrà cercare di accontentare la PdC italiana almeno a livello di Consiglio. Socialisti e Liberali escludono infatti accordi formali con Meloni al Parlamento.

Al Consiglio la presidente della Commissione dovrà garantirsi la maggioranza qualificata necessaria tra i 27 capi di Stato e di governo. Per il voto italiano il prezzo di cui si discute è un ruolo importante nella prossima Commissione, più volte chiesto da Roma alla luce dei risultati delle Europee.

Gli accordi per il Parlamento

Per il Parlamento europeo è stata prevista la riconferma dell’attuale presidente Roberta Metsola (PPE), nonostante ciò non fosse inizialmente parte del negoziato in quanto il Parlamento sceglie il proprio presidente senza passare per Consiglio o Commissione. Come già accennato, Liberali e Socialisti hanno posto il veto a qualunque accordo con i Conservatori di Meloni, mentre resta aperta la questione della “staffetta“.

Il Presidente del Parlamento europeo è infatti eletto con un mandato rinnovabile di due anni e mezzo. Nelle legislature precedenti PPE e S&D hanno avuto un mandato a testa (nella legislatura che sta per concludersi nei primi due anni e mezzo la carica è stata ricoperta dal socialista David Sassoli).


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