Chi è Marco Cappato, l’uomo accusato di assistenza al suicidio

di Francesco Alessandro Balducci
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Nelle ultime ore sta salendo alla ribalta il nome di Marco Cappato, un esponente politico e attivista italiano, accusato di aver fornito assistenza al suicidio di un uomo di 82 anni. Come ben sappiamo, in Italia l’eutanasia è tutt’ora una pratica illegale. Così non è, invece, in Svizzera, dove il suicidio assistito è permesso. Cappato da anni si batte affinchè anche il nostro Paese faccia questo passo. Ma nel frattempo, sembra essere interessato direttamente in alcune pratiche di suicidio assistito che si sarebbero svolte proprio in Svizzera.

Ma andiamo con ordine. Marco Cappato, come ci suggerisce Wikipedia, “è un politico e atticista italiano tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni ed esponente dei Radicali”. Nel corso della sua vita ha trascorso molti anni combattendo tra le fila dei Radicali e avvicinandosi a posizioni dell’estrema sinistra. Ha anche ricoperto il ruolo di eurodeputato radicale, nella Lista Emma Bonino tra il 1999 e il 2009. E per circa due decenni ha militato in varie frange della fazione radicale italiana. Nel suo percoros di studi appare una Laurea in Economia, conseguita all’Università Bocconi di Milano.

Le sue battaglie principali hanno riguardato, sin dagli albori, l’ambito dei diritti umani e civili. Ha lottato sulla questione delle “libertà digitali” ed è relatore del Parlamento europeo per la Direttiva sulla “privacy nelle comunicazioni elettroniche“. Importante fu l’incontro con Luca Coscioni, ricercatore universitario malato di SLA, dopo il quale Cappato inizia un profondo e importante cammino per propagandare la libertà di ricerca scientifica, proseguendo ciò che era stato fatto fino ad allora da Coscioni stesso.

Nel 2006 subetra ad Emma Bonino per un secondo mandato da europarlamentare e si iscrive al gruppo ALDE (Gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali e per l’Europa) e combatte con fermezza per i diritti civili. Da ricordare il caso del maggio 2007, quando fu arrestao a Mosca. Cappato era alla testa di una delegazione che intendeva consegnare al sindaco Luzhkov una lettera firmata da 50 deputati europei e italiani, che sollecitava le autorità ad autorizzare il Gay Pride a Mosca.

Ma la sua battaglia più feroce è stata, ed è ancora, quella per il diritto di suicidio assistito. Nel 2012 lanciò la campagna Eutanasia Legale e l’anno seguente promosse una raccolta firme per una proposta di legge di iniziativa popolare. Nel febbraio 2017 accompagna DJ Fabo in Svizzera, per sostenerlo nella pratica di eutanasia. DJ Fabo, al secolo Fabiano Antoniani, era un dj rimasto tetraplegico e non vedente in seguito ad un incidente strdalale. Cappato lo accompagnò a Zurigo, alla clinica Dignitas, dove venne praticato il suicidio asisistito. Al rientro in Italia, Cappato si è autodenuncia per il reato di “aiuto al suicidio“.

La notizia fece scalpore, ma Cappato non si fermò lì, ovviamente. Anzi, cavalcò l’onda delle polemiche per proseguire la sua azione. A settembre 2019 Cappato viene dichiarato non punibile, in ragione del fatto che l’eventuale colpevolezza circa il suicidio assistito sia da rimettere alla fattispecie del caso Il 23 dicembre dello stesso anno, viene assolto anche dalla Corte d’Assise di Milano perchè “il fatto non sussiste“. La Corte ha ripreso la sentenza della Corte costituzionale del settembre 2019.

Lo scorso 4 agosto, Cappato è stato indagato a Milano per un altro caso di aiuto al suicidio. In queste ultime ore la tensione su di lui sta salendo e ribollendo sempre più. L’aiuto al suicidio, in Italia, è ancora un reato e Cappato ora spera in un esito analogo a quello che h riguardato DJ Fabo.

Scritto da Francesco Alessandro Balducci


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