Che fine ha fatto Luigi Di Maio e cosa sta facendo in Medio Oriente

di Mirko Aufiero
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 8 Min.

Dopo un passato da capo politico del M5S e da ministro nei governi Conte e Draghi, Di Maio è diventato il rappresentante speciale dell’Ue nel Golfo Persico. Cos’è e di cosa si occupa.

Dopo anni al centro della vita politica italiana, il nome di Luigi Di Maio è quasi sparito dai media nazionali. Dalle elezioni del 2022 – un fallimento per Di Maio che non è riuscito a tornare in Parlamento – l’ex ministro si è allontanato dalle questioni nazionali diretto verso il panorama internazionale.

Con un passato da capo politico del Movimento 5 Stelle e da vicepresidente del Consiglio e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico durante il governo Conte I e ministro degli Esteri nel Conte II e nel governo Draghi, Di Maio ha ottenuto la carica di rappresentante speciale dell’Ue per il Golfo Persico a maggio 2023.

L’indicazione del suo nome è arrivata direttamente da Josep Borrell, Alto rappresentate per gli Affari esteri dell’Ue, che guida la politica estera dell’Unione. Con un mandato iniziale di 21 mesi, Di Maio ha il compito di interfacciarsi con i Paesi della regione a nome dell’Ue, navigando tra le crisi che la interessano. Palestina e Houthi su tutte.

Si tratta della prima persona a ricoprire questa carica. La figura del rappresentante speciale dell’Ue per il Golfo è stata infatti annunciata soltanto nel 2022 da Borrell, e la prima nomina è stata quella Di Maio.

La parabola di Di Maio

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La salita verso i vertici della politica nazionale di Luigi Di Maio è intrecciata alla storia del Movimento 5 Stelle. Proprio con i pentastellati il politico di Pomigliano d’Arco (NA) entra per la prima volta in parlamento in qualità di deputato nel 2013. Nello stesso anno Di Maio viene eletto vicepresidente della Camera, il più giovane di sempre, e nel corso degli anni si fa largo all’interno del Movimento.

Nel settembre 2017 viene eletto dagli iscritti del partito capo politico del M5S e nel 2018 torna alla Camera. I primi incarichi di governo arrivano nel governo Conte I (giugno 2018 – agosto 2019), quando assume la carica di vicepresidente del Consiglio e di ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro.

Prosegue la sua esperienza al governo, ma come ministro degli Esteri, durante il Conte II (settembre 2019 – febbraio 2021) e con il governo Draghi (febbraio 2021 – ottobre 2022). Tuttavia è proprio durante il Conte II che Di Maio sceglie di dimettersi dal ruolo di capo politico del Movimento per le tensioni interne. «ll fuoco amico grida vendetta. C’è chi ha giocato al tutti contro tutti. Basta pugnalate alle spalle. Chiedo un po’ di pudore», le parole di Di Maio nel gennaio 2020.

Nonostante la rinuncia alla leadership, l’ex ministro sceglie di rimanere tra i pentastellati, dove non mancano le frizioni con Giuseppe Conte, diventato intanto il presidente del Movimento. L’uscita definitiva arriva a giugno 2022 a causa delle divergenze in materia di politica estera tra i due. Nello specifico, Di Maio accusa Conte di ambiguità sul supporto a Kyiv e di disallineare l’Italia dall’Alleanza Nato e dall’Ue.

Dal fallimento alle politiche del 2022 al Medio Oriente

Di Maio annuncia quindi la fondazione di un nuovo gruppo parlamentare, Insieme per il futuro. Nel gruppo confluiscono 51 deputati eletti tra le fila del Movimento, mentre 10 senatori entrano tra i non iscritti del gruppo misto. Si tratta della più grande scissione dell’Italia repubblicana. Nell’agosto dello stesso anno viene presentato il nuovo partito, Impegno Civico, che entra a far parte della coalizione di centro-sinistra.

Alle elezioni politiche del settembre del 2022 si candida alla Camera con Impegno Civico. I risultati sono però molto scarsi, la lista ottiene lo 0,6% e Di Maio non viene rieletto. Al momento dell’insediamento del governo Meloni presenta dunque le dimissioni da segretario del partito.

Per la carica di rappresentante speciale dell’Ue nel Golfo devono passare diversi mesi. L’idea di affidare questo ruolo a Di Maio viene infatti proposta da Borrell al Comitato politico e di sicurezza dell’Ue ad aprile 2023. Quest’ultimo (CPS) riunisce gli ambasciatori degli Stati membri dell’Unione a Bruxelles, ed è responsabile della politica estera e di sicurezza comune (PESC).

Secondo l’Alto rappresentante, Di Maio «in quanto ex ministro degli Esteri italiano, ha il profilo politico adeguato a livello internazionale per questo ruolo». «I suoi diversi contatti con i Paesi del Golfo gli permetteranno di rapportarsi con attori rilevanti al giusto livello», le parole di Borrell nella lettera al CPS.

La nomina arriva da parte del Consiglio il 15 maggio 2023, con un mandato di 21 mesi. Come riporta un comunicato stampa del Consiglio dell’Unione europea, il RSUE ha il compito di sviluppare un partenariato con i Paesi della regione, lavorando insieme all’Alto rappresentante.

«L’RSUE cercherà i modi migliori per contribuire alla stabilità e alla sicurezza della regione, avviando e sostenendo il dialogo e soluzioni regionali a lungo termine con i singoli partner del Golfo e le pertinenti organizzazioni regionali. Offrirà altresì sostegno e collaborazione al Consiglio e alla Commissione europea per contribuire a garantire la coerenza dell’azione esterna dell’Ue nella regione e ad aumentare la visibilità e la comprensione del ruolo dell’UE».

La carica di rappresentate speciale

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La carica di rappresentante speciale trae la sua base giuridica dall’articolo 33 del Trattato sull’Unione europea:

«Il Consiglio, su proposta dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, può nominare un rappresentante speciale con un mandato per problemi politici specifici. Il rappresentante speciale esercita il mandato sotto l’autorità dell’Alto rappresentante».

Tuttavia, sono le linee guida fissate dal Consiglio dell’Unione europea a tracciarne meglio i confini:

I RSUE « dovrebbero contribuire a garantire che tutti gli strumenti dell’Unione e le azioni degli Stati membri sono utilizzati per raggiungere gli obiettivi politici dell’Unione. In particolare, dovrebbero contribuire a migliorare l’efficacia della risposta dell’Ue alle situazioni di crisi e alla attuazione delle politiche strategiche dell’Ue».

Il RSUE deve presentare all’Alto rappresentante e al Consiglio un rapporto dopo i primi quattro mesi di mandato. Un secondo rapporto invece è richiesto tre mesi prima della fine. Oltre a questi sono previsti report addizionali, e il RSUE è tenuto a riferire al Parlamento europeo la propria attività.

Il rappresentate speciale per il Golfo è soltanto uno dei diversi rappresentati speciali dell’Unione. Attualmente sono dieci, ognuno con compiti in regioni in regioni e Paesi specifici.


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