Caso Emanuela Orlandi, il Vaticano riapre le indagini

di Alessio Pio Pierro
9 Min.

Nel pomeriggio del 9 Gennaio Alessandro Diddi, il promotore di giustizia vaticano e la Gendarmeria hanno riaperto un caso che quarant’anni fa ha scioccato l’Italia ed il mondo. Una storia che ha avuto inizio in Vaticano e che ha sfiorato i servizi segreti, oltre a numerose organizzazioni terroristiche, tra cui la banda della Magliana.

Stiamo parlando della scomparsa della “ragazza con la fascetta” Emanuela Orlandi.

Cosa è successo a Emanuela Orlandi?

E’ il 22 Giugno del 1983 quando Emanuela Orlandi, all’epoca cittadina vaticana 15enne, sta tornando a casa dopo due lezioni di musica. Le lezioni, prima quella di flauto e poi quella di canto corale, dovrebbero terminare alle 19, ma lei esce 10 minuti prima e chiama la sorella maggiore Federica.

Emanuela le confida che un uomo l’ha fermata per richiederle un lavoro di volantinaggio per l’Avon Cosmetics e la sorella le consiglia immediatamente di rifiutare e di parlare con la madre appena tornata a casa.

Da qui l’evoluzione della storia si divide in due narrazioni differenti:
A detta delle ragazze che erano con Emanuela alla fermata dell’autobus in Corso Rinascimento, lei inizialmente allude alla proposta ma dice di volerne parlare con la madre, come su consiglio della sorella. Successivamente, alle 19:30, le sue amiche Maria Grazia e Raffaella salgono su due autobus diversi mentre lei, a causa dell’affollamento, decide di aspettare il successivo.

Un’altra versione invece racconta che Emanuela decide di voler parlare di nuovo con l’uomo per comunicargli che avrebbe dovuto chiedere ai propri genitori prima di accettare. Raffaella dichiara di averla lasciata alla fermata dell’autobus e, dopo essere salita, di averla vista parlare con una donna con capelli ricci mai identificata in futuro.

La ricerca dei familiari, le chiamate anonime e la banda della magliana

Nella notte la giovane non fa ritorno a casa. Il fratello Pietro e papà Ercole iniziano a preoccuparsi e a cercarla nei dintorni della scuola di musica allertando il preside d’istituto.

Si recano al Commissariato “Trevi” per denunciarne la scomparsa, che viene formalizzata il giorno seguente. Le maggiori testate giornalistiche iniziano a parlare della scomparsa, diffondendo la famosa immagine della “ragazza con la fascetta” e il caso diventa subito noto.

Il 25 Giugno arriva la prima chiamata anonima attendibile, è da parte di un ragazzo che dichiara di chiamarsi Pierluigi e di avere 16 anni. Il ragazzo comunica alla famiglia Orlandi di aver parlato assieme alla sua fidanzata con due ragazze che vendevano cosmetici cui una tra queste dice di chiamarsi Barbara, ha un flauto e alla richiesta di suonarlo rifiuta poiché confessa di essere astigmatica e di non avere la possibilità di poterlo suonare. La famiglia vede le chiamate di Pierluigi come attendibili poiché la loro figlia era astigmatica, si vergognava di portare gli occhiali e suonava il flauto. Ore più tardi Pierluigi aggiunge inoltre che “Barbara” avrebbe dovuto suonare il flauto al matrimonio della sorella, ma si rifiuta in ogni chiamata di incontrare la famiglia Orlandi.

La pista “Barbara” viene rinforzata dalla chiamata di un certo “Mario”, un 35enne di Roma titolare di un bar cui Emanuela passava molto spesso per andare a lezione di musica. Anche lui sostiene di aver visto due ragazze vendere cosmetici quel giorno e che una delle due si facesse chiamare “Barbarella”. In seguito scorge un dettaglio importante, alla domanda sull’altezza della ragazza, l’uomo esita per un lungo periodo di tempo e poco dopo risponde:

“È bella altina”, mentre la Orlandi era relativamente di statura media, di sottofondo dopo la dichiarazione si sente una seconda voce che dice:

“No de più” implicando che c’è un secondo uomo durante la chiamata di Mario. In una seconda telefonata Mario spiega alla famiglia che la ragione dietro l’allontanamento di Emanuela è perché trovava noiosa la routine quotidiana vaticana e che sarebbe tornata in estate dopo il matrimonio della sorella. Da qui, per l’impossibilità dell’ipotesi, le chiamate anonime perdono fiducia per gli Orlandi.

Anni dopo è stata attribuita la figura di Mario a membro della Banda della Magliana, ma ciò non è stato mai provato nonostante il riconoscimento della voce nel 2006 da parte del pentito Antonio Mancini nel programma “Chi l’ha visto” di Rai 3. La pista della Banda della Magliana da qui è sembrata quella più attendibile, e dopo un’ingente sviluppo delle indagini è emerso che effettivamente la Orlandi potesse essere stata rapita per ottenere la restituzione del denaro investito nello IOR attraverso il Banco Ambrosiano.

Nel 2018 Maurizio Abbatino tramite un’intervista ha spiegato il motivo del rapimento della Orlandi:

“Per i soldi che De Pedis aveva dato a personaggi del Vaticano. Soldi finiti nelle casse dello IOR e mai restituiti. E non c’erano solo i miliardi dei Testaccini ma pure i soldi della mafia. L’omicidio di Michele Sindona e quello di Roberto Calvi sono legati al sequestro Orlandi. Se non si risolve il primo non si arriverà mai alla verità sul presunto suicidio di Calvi e sulla scomparsa della ragazza.”

De Pedis viene sospettato a lungo come assassino della Orlandi, ma ciò non viene mai confermato soprattutto perché durante gli scavi nella sua tomba nel 2012 non trovano tracce del DNA della ragazza vaticana.

Successivamente Abbatino conferma anche i rapporti tra De Pedis, la Banda della Magliana e il Vaticano.

Le speculazioni

Come in ogni caso, i giorni successivi e gli anni a seguire della scomparsa della ragazza furono oggetto di numerose speculazioni. Fu prima notata parlare con un uomo della Polizia di Stato e con un vigile urbano, quest’ultimo testimoniò di averla vista con un uomo di un metro e settantacinque tra i trentacinque ed i quarant’anni con una BMW Touring di colore verde tundra.

Riguardo il lavoro offerto alla ragazza fu accertato che si trattava di un’azienda fasulla che adescava ragazze, ma che non avesse nulla a che fare con l’offerta fatta ad Emanuela. La pista della BMW, nonostante il rintracciamento della macchina grazie alla SISDE, dopo tempo risultò poco fattibile.

La BMW Touring 3 del presunto addescatore di Emanuela

Altre indiscrezioni, nel 2005 parlavano del decesso della ragazza e dell’occultamento del cadavere di quest’ultima da persone vicine agli ambienti vaticani. Nel 2012 il giornalista Giuseppe Nicotri afferma che il motivo della scomparsa sono state delle relazioni finanziare del padre di Emanuela con la Banca Antonveneta e che nel suo rapimento fosse coinvolto l’attuale principe del Liechtenstein Giovanni Adamo II nel quale in un incontro con il cardinale Agostino Casaroli si è deciso il suo trasferimento in Europa Centrale.

Si è pensato anche ad un collegamento con l’attentato di Giovanni Paolo II, dato alcune chiamate dove il noto “L’Amerikano” afferma di un presunto ostaggio della ragazza e di uno scambio con l’attentatore del pontefice Ali Agca, ma le chiamate non risultarono attendibili.

L’obiettivo delle nuove indagini

L’obiettivo delle nuove indagini sarebbe quello di interrogare nuovamente i testimoni in speranza che possano offrire elementi utili. Il piano di lavoro sarebbe quello di riaprire piste mai approfondite abbastanza.
Dopo quasi quarant’anni dalla sua scomparsa, si riapre dunque il caso, cercando finalmente di mettere la parola fine a uno dei gialli più inquietanti nella storia della cronaca italiana.

Di Carola Antonucci.


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