Bridgerton 3: la storia Queer di Francesca ha radici storiche

di Carola Antonucci
5 Min.

È da poco uscita la seconda parte della terza stagione dell’acclamata serie tv storica di Netflix: Bridgerton. Tutti hanno amato la storia d’amore di Daphne e Simon, di Kate ed Anthony, della regina Carlotta e Re Giorgio, eppure il problema della critica popolare pare sia la piega queer che ha preso la storia di Francesca. Perché?

Da Michael a Michaela Stirling, è davvero così assurdo per Francesca?

Se i fan più accaniti della serie hanno avuto da ridire sulla scelta di rendere bisessuale Francesca, una delle sorelle Birdgerton, perché non sono state un problema le altre scelte?

matrimonio Francesca e John © Netflix

A chi si appella all’inesattezza storica, ricordiamo, infatti, quella di creare una società “ton” – aristocrazia in inglese – dell’epoca Regency (che va dal 1795 al 1837) che non abbia discriminazioni razziali. Al tempo, purtroppo, era impensabile un duca o una regina neri, eppure non ci ha destabilizzato come con Francesca (sebbene abbia avuto le approvazioni di Julia Quinn, autrice della saga).

C’è poi chi si sente privato di una delle storia d’amore della saga “più commovente”. In Amare un libertino, libro in cui si narra la storia in questione, è proprio Francesca ad avere un destino molto simile alla madre Violet. Per chi non fosse avvezzo alle 8 storie, John Stirling – con cui l’abbiamo vista sposarsi in questa stagione – morirà prematuramente e Francesca dopo il forte dispiacere si innamorerà perdutamente del cugino Michael Stirling.

Ma la scelta della bisessualità di Benedict e quella di Francesca sono davvero così assurde storicamente? La risposta è no.

Francesca Bridgerton incontra Michaela Stirling
Francesca, John e Michaela Stirling. Frame dell’episodio 8 © Netflix

Al tempo, in realtà, vi era un aggettivo/nome per definire le persone con interesse sessuale differente: mollies. Prettamente usato per gli uomini, è l’evoluzione diretta della parola “Molly” che significa “uomo effemminato”. Per la controparte femminile, la parola lesbica era già usata al tempo regency.

La testimonianza storica

Nella storia, per come ce l’hanno tramandata, abbiamo sempre pensato che l’omosessualità fosse condannata penalmente dai tribunali. Eppure non è proprio così.

Dal punto di vista giuridico, l’omosessualità o la bisessualità non erano azioni condannate. Lo era, al contrario, la sodomia con cui si intende il sesso anale, il sesso orale e la bestialità anche se a praticarlo erano marito e moglie. Una volta “accusato”, per la Corte dovevano essere presenti due testimoni in grado di dimostrare la penetrazione e anche l’eiaculazione. La pena, poi, prevedeva la gogna, la prigione e a volte anche la morte. Almeno fino al 1861, anno in cui venne tolto dai reati.

Per le donne, il discorso, è leggermente differente. In epoca Regency, proprio come accade sovente al giorno d’oggi, le donne erano molto affettuose con le amiche. Non mancavano quindi abbracci, baci, affettuosità pubbliche e persino condividere lo stesso letto e provavano persino gelosia verso i mariti. Questo le donava margine di libertà per non essere considerate “sconvenienti”.

Le relazioni saffiche, quindi, venivano semplicemente scambiate per affetto amichevole, considerando anche il fatto che l’atto sessuale tra due donne non era penalmente perseguito come lo era invece la sodomia.

Concludendo su Bridgerton 3

Quindi, alla luce di ciò, possiamo comprendere quanto detto da Tilly – personaggio con cui Benedict intrattiene un rapporto speciale – nella stagione 3 appena conclusa. La donna, infatti, rassicura il secondo dei Brigderton di avere domestici discreti e non chiacchieroni.

Allo stesso modo, non dovrebbe stupirci l’interesse che Francesca prova verso la cugina di John, Michaela. E se si ha voglia di vivere la storia narrata nei libri, non resta che leggerla, senza dover necessariamente guardare la prossima stagione.


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