Brasile: Lula e Bolsonaro passano il primo turno, al ballottaggio il 30 Ottobre

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Allo scrutinio del 99% dei seggi, Lula si attesta il primo posto alle elezioni presidenziali del Brasile, subito dietro Bolsonaro con uno scarto del 5,2%. Il 30 Ottobre a Brasilia si decreterà il nuovo Presidente della Repubblica Federale del Brasile.

Si è concluso il primo turno delle elezioni presidenziali del Brasile, che ha visto la sfida tra 11 candidati, tra cui l’uscente presidente in carica Bolsonaro. 156 milioni di cittadini hanno votato i candidati nei 26 Stati federati, decretando Lula vincitore della prima tornata elettorale con più di 57 milioni di voti; Bolsonaro fermo al 43,20% dei voti. I sondaggi iniziali davano Lula oltre il 50%, ma lo spoglio dei voti ha smentito le previsioni con uno scarto di quasi il 10% rispetto ai sondaggi preliminari. Nessun candidato ha però superato la soglia del 50%, per tale ragione i primi due andranno al ballottaggio il 30 Ottobre. La differenza di voti tra Lula e Bolsonaro fa pensare ad una vincita quasi sicura del candidato del Partito dei Lavoratori, già alla presidenza dal 2003 al 2011. Bisogna aspettare di vedere quali elettori sposteranno il loro voto verso l’uno o l’altro in base alla provenienza dei candidati votati al primo turno.

La divisione del Brasile e la polarizzazione che ha portato l’amministrazione di Bolsonaro.

Il risultato del primo turno riflette molto bene la situazione politica del Brasile che, specialmente negli ultimi anni, ha visto una progressiva frattura tra le parti politiche attive. La sinistra si contrappone alla destra in modo ferreo, lasciando poco margine ai compromessi. Lo scarto del 5% tra i primi due candidati è sintomo di una polarizzazione alta nel paese, dove due blocchi di più di 50 milioni di elettori cercano di attestarsi il primo posto con poco spazio utile.

Jair Bolsonaro

In carica dal 1 Gennaio 2019, Bolsonaro ha portato avanti una politica populista ed estremista che ha portato l’opposizione a fare fronte comune contro le decisioni governative prese. Oltre alla diminuzione per i diritti delle donne e della comunità LGBTQ+, Bolsonaro è finito nelle polemiche nazionali e internazionali per l’atteggiamento tenuto durante la crisi del Covid-19. Lo sminuire continuo della gravità della situazione, che ha portato il Brasile a risultare il primo stato sudamericano più colpito, ha generato non poche reazioni negative nei confronti dell’amministrazione Bolsonaro, negazionista sin dal primo momento. Lo scandalo delle adunanze popolari a Brasilia e a Rio de Janeiro in piena pandemia non ha poi aiutato a calmare la situazione, soprattutto considerando le condizioni in cui versavano i quartieri più poveri delle grandi città.

Politicamente sconfitto, Bolsonaro si è comunque visto attribuito un supporto popolare alto, nonostante i primi sondaggi lo dessero perdente al di sotto del 36%. Lula, eliminato dall’opinione pubblica nelle elezioni del 2018 per una causa giudiziaria pendente (da cui poi è stato assolto) ha portato avanti una campagna elettorale potente contro il leader uscente, sostenendo che fosse tempo per il Brasile di riunirsi socialmente e di abbandonare le politiche precedenti per il paese.

A conti veloci, considerando gli altri candidati del blocco di sinistra, Lula avrebbe sin da ora i numeri per oltrepassare il 50% al ballottaggio e divenire quindi il 39° Presidente del Brasile. In risalto è stata soprattutto l’attenzione alle politiche ambientali, sulle quali il Brasile dovrebbe confrontarsi anche con l’Unione Europea, rigettate da Bolsonaro. Il presidente uscente sembra aver infatti strizzato da sempre l’occhio agli agricoltori e alle industrie presenti nei territori della Foresta Amazzonica, colpita nel 2019 da vasti incendi.

La vittoria finale verrà fuori da ciò che si verificherà nei prossimi giorni, durante i quali Bolsonaro potrebbe mobilitare la folla agitandola contro il Tribunale superiore elettorale e/o promulgare misure provvisorie ad effetto immediato per generare ancora più divisione negli Stati brasiliani. L’icona della sinistra sudamericana, in lizza per la presidenza, dovrà fare i conti con una battaglia all’ultimo voto, sintomo di una divisione popolare estremamente dura.

Scritto da Emanuele Lo Giudice

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