Gabriel Boric, Presidente cileno dal 2021, ha già promesso l’avvio di un “nuovo processo costituzionale”, non arrendendosi davanti alla bocciatura della nuova Costituzione che è arrivata poche ore fa. La Costituzione “più avanzata del mondo” ha ricevuto il “no” dei cileni.
In Cile ha vinto il “rechazo” (rifiuto) con una preferenza del 60-62%, l’ “apruebo” è rimasto fermo al 38-40%, confermando i sondaggi che sono stati fatti nelle ultime settimane. Molte le manifestazioni a sostegno della nuova Costituzione, ma senza la forza di contrapporsi alla massiccia opposizione del centro-destra e di diverse forze politiche cilene che dubitavano di diverse parti del testo redatto. Al referendum la partecipazione è stata elevata, soprattutto per l’obbligatorietà di voto per i 15 milioni di cileni aventi diritto.

Il 4 Luglio 2022 si sono conclusi i lavori preparatori del nuovo testo costituente, consegnati al presidente Boric da María Elisa Quinteros, presidente dell’Assemblea Costituente. Il testo di 178 pagine, contenente 388 articoli e 54 norme transitorie, è stato considerato dagli analisti uno dei testi “più progressisti” del mondo, tanto da aver ricevuto l’appoggio anche da Amnesty International. Di seguito vi abbiamo allegato il pdf del testo costituzionale in lingua originale:
Perché una nuova costituzione?
Il referendum per la redazione di una nuova costituzione è stato indetto il 25 Ottobre 2020, a seguito di alcuni rinvii causa Covid-19. Il Governo Piñera l’anno prima aveva approvato, sotto pressione delle proteste che gravavano da tempo sul paese, un processo costituzionale per un nuovo testo costituzionale, redatto da una Convenzione costituente. Dopo mesi di intense proteste, il 78% dei votati ha risposto positivamente al quesito referendario e approvando l’elezione di un’Assemblea Costituente tramite un ulteriore referendum, eletta nel Maggio 2021 con alla presidenza Elisa Loncón, indigena Mapuche e linguista . Il Cile si è dunque detto pronto ad abbandonare la costituzione del 1980, emanata dal regime militare di Augusto Pinochet, dittatore cileno dal 1973 al 1990.

Cosa prevede(va) il nuovo testo costituzionale?
La Costituzione di natura pinochetista ad oggi in vigore non prevede tanti diritti fondamentali dell’uomo e, quando li include, non lo fa in maniera completa, ma li considera in forma marginale; è il caso, per esempio, del diritto alla salute e dei sussidi statali. La passività statale nei confronti di questioni importanti per la popolazione e la vulnerabilità di quest’ultima hanno generato una grande disuguaglianza sociale, che è giusto venga debellata tramite una corretta legislazione.
Con l’approvazione della nuova Costituzione, il Cile non sarebbe stato più una Repubblica Democratica, bensì una Democrazia Paritaria. Il principio che avrebbe accompagnato il Cile sarebbe stato dunque quello secondo cui donne e uomini avrebbero diviso al 50% le occupazioni lavorative negli organi statali, così da raggiungere una piena e sostanziale uguaglianza, non prevista dalla Costituzione del 1980.

Il “più moderno testo costituzionale”, come descritto più volte dagli analisti, prevedeva la creazione di uno Stato plurinazionale e interculturale, riconoscendo autonomie regionali ai popoli e alle nazioni indigene presenti.
Era previsto, inoltre, un esercizio libero, autonomo e non discriminatorio dei diritti sessuali e riproduttivi. Lo Stato sarebbe stato dunque obbligato a garantire le condizioni giuste per la gravidanza ma anche la cessazione volontaria di questa, sempre secondo i limiti di legge.
D’ampia importanza il “diritto all’acqua“, il quale prevedeva la “non appropriabilità” dell’acqua e la sua amministrazione nel rispetto del diritto umano, antecedente a qualsiasi altro utilizzo.
Di stampo sociale, femminista, avanguardista e progressista, la Costituzione consegnata nelle mani di Boric avrebbe dato un nuovo volto al Cile e all’America Latina, vessata nei decenni del ‘900 da duri regimi militari.
Che succede ora?

Sicuramente ciò che i padri costituenti hanno tentato di fare è risultato “troppo” agli occhi di chi non considera il Cile pronto per diventare uno “stato sociale e democratico, fondato sullo stato di diritto; plurinazionale, interculturale, regionale ed ecologico“. Un punto di rottura è stato proprio quello del riconoscimento dei popoli indigeni, che costituiscono il 13% della popolazione e a cui sono state promesse indietro le terre di appartenenza. La disinformazione, poi, non ha di certo reso facile la vittoria.
Cosa succederà adesso è purtroppo difficile dirlo. Il risultato del referendum del 4 Settembre è stato un grande scossone per la presidenza Boric, che comunque non si è detta sconfitta. Il Presidente del Cile ha convocato oggi le diverse forze politiche alla Moneda, residenza ufficiale del Presidente del Cile, con l’auspicio di trovare uno spazio di dialogo trasversale.
Lo stop al processo costituente mette un freno alla leadership di Boric. Bisogna attendere per capire cosa riusciranno a mettere in campo le forze politiche da lui convocate.
Scritto da Emanuele Lo Giudice
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