Avete mai pensato che le persone siano un prodotto della vostra immaginazione? Non siete gli unici

di Costanza Maugeri
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 4 Min.

E se esistessimo solo noi e il mondo a noi circostante fosse solo frutto della nostra immaginazione?
Questo pensiero ha un nome scientifico, riconosciuto dalla psicologia come un attaccamento patologico al proprio corpo di tipo autistico e narcisistico: il solipsismo


Iniziamo analizzando l’etimologia della parola: dal latino “solus”, solo ed “ipse”, stesso, letteralmente significa, quindi, “solo se stesso”.
Il solipsismo è un atteggiamento patologico per cui un individuo ha certezza solo della propria esistenza, credendo che gli altri enti intorno a lui, siano solo il risultato della propria immaginazione.


Dal punto di vista concreto questo atteggiamento porta l’individuo a compiere azioni solo per il proprio interesse.
A livello gnoseologico e morale si risolve considerando la realtà come una mera creazione psicologica dell’io, di conseguenza anche la morale viene vista come subordinata alla psiche del singolo ego, superando così le leggi imposte dal mondo esterno.
Cari lettori e lettrici, ciò significa che, se tale percezione fosse vera, dovremmo riconsiderare il nostro rapporto con l’altro e ancor di più con noi stessi.

Significherebbe che anche queste stesse parole che vi stanno scorrendo davanti agli occhi, le avete create voi e questo stesso articolo esiste solo nel momento in cui siete voi stessi a cliccare su link che apre questa pagina web. Non esiste indipendentemente dalla concatenazioni di azioni che compite per leggerlo.

Non siamo gli unici nella storia dell’umanità a star andando in over thinking per riflettere su questo esistenziale pensiero.
Forse non il primo, ma sicuramente il più celebre intellettuale, che si interrogò su ciò fu il filosofo Cartesio.
La sua celebre citazione “Cogito ergo sum” (penso dunque sono) è il frutto di notti insonni, nelle quali neanche contare e ricontare le pecore bastò ad attenuare il suo dubbio iperbolico.

Cartesio

Cartesio arrivo a dubitare di tutto, della sua condizione di veglia, del limite tra essa e il sonno, persino del suo corpo visto come una sua rappresentazione psichica.
“Cogito ergo sum “, la ripeto nel caso in cui foste arrivati voi stessi a dubitare di averla già letta in precedenza.
“Penso dunque sono”, questa affermazione calza a pennello con l’argomento dell’articolo di oggi.
Posso arrivare a dubitare di tutto tranne del fatto stesso di star dubitando, ciò significa che posso arrivare ad annullare ogni cosa o vederla come semplice mia idea ma non posso rifiutare il pensiero che io esisto in quanto sto pensando a tutto ciò.

Io sono un essere che pensa, che dubita, che nega, che conosce solo poche cose, che ne ignora molte, che odia, che vuole e che non vuole, che immagina, che ama e che sente. E che pur sapendo che tutte queste cose potrebbero anche non esistere, sa invece che esistono tutte dentro il suo cervello.

Cartesio

Scritto da Costanza Maugeri


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