Argentina, chi è il nuovo presidente Javier Milei

di Mirko Aufiero
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 6 Min.

Definito spesso “anarco-capitalista” e “ultraliberista”, Milei è diventato famoso per le sue idee estreme, tra cui «far esplodere» la banca centrale e legalizzare la compravendita di organi

Classe 1970, economista e fautore di una destra sui generis, Javier Gerardo Milei si appresta a diventare il nuovo presidente dell’Argentina. Leader del partito La libertad avanza, Milei ha vinto il secondo turno delle elezioni presidenziali ottenendo il 56% dei voti, contro il 44% di Sergio Massa, candidato peronista. L’insediamento è previsto per il 10 dicembre, data in cui avverrà il passaggio di consegne col presidente uscente Alberto Fernández.

Milei eredita un’Argentina alle prese con una profonda crisi economica, caratterizzata da un’inflazione prossima al 140% e un tasso di povertà al 40%. Proprio questa situazione di grave crisi ha permesso a Milei di raccogliere i favori dell’elettorato impostando una campagna elettorale basata sulla cesura col passato e su soluzioni drastiche.

«Oggi finisce il modello impoveritore dello Stato onnipresente, che avvantaggia solo alcuni mentre soffre la maggioranza degli argentini. Oggi finisce l’idea che lo Stato sia un bottino da spartire tra i politici e i loro amici», ha dichiarato Milei nel discorso tenuto dopo la vittoria.

La destra secondo Milei

Milei wins in Argentina, edging the country closer to the U.S. dollar

La scalata politica di Milei è stata tanto breve quanto di successo. Il partito di cui è oggi alla guida è stato fondato soltanto nel 2021, ed è stato eletto per la prima volta al Congresso nello stesso anno. Di più lunga data è invece la permanenza di Milei nel mondo dei media, avendo un passato come conduttore e ospite di programmi televisivi, attraverso i quali è diventato famoso per le sue idee estreme.

Nel corso degli anni Milei ha cercato di costruirsi un’immagine antisistema, scagliandosi contro la banca centrale, che vorrebbe «far esplodere», la “casta politica“, accusata di essere la causa della crisi del Paese e contro lo stato sociale.

Ascrivibile al fronte dei libertari estremisti, Milei rifiuta il più possibile l’intervento statale in economia e le politiche di welfare, aspirando ad una sorta di stato minimo. Più volte ha proposto di privatizzare l’istruzione, la sanità e le aziende pubbliche, così come la liberalizzazione della vendita di armi, droga e organi umani.

Per risolvere la crisi economica, Milei auspica invece una “dollarizzazione“, ovvero l’abbandono del peso argentino a favore del dollaro statunitense (proposta ritenuta inattuabile da diversi economisti). Sul fronte dei diritti civili la sua posizione è invece più liquida. Se da un lato non sembra interessato a mettere in discussione i matrimoni omossessuali, dall’altro ha dichiarato di voler cancellare la legge sull’aborto del 2020.

Controversa è anche la sua posizione sui “desaparecidos” del periodo della dittatura in Argentina. Milei ha spesso cercato di minimizzare il loro numero e ha scelto come vicepresidente Victoria Villaruel, famosa per aver difeso molti militari condannati per i crimini commessi durante la dittatura.

L’alleanza con centrodestra

La primera foto de Milei, Macri y Bullrich, tras la victoria de La Libertad Avanza

Nel periodo precedente al secondo ballottaggio, Milei ha cercato di smorzare i toni, ritirando molte delle proposte più estreme che avevano caratterizzato la sua attività politica. Ciò si deve soprattutto alla necessità di ottenere l’appoggio degli elettori e dei parlamentari del partito di centrodestra guidato dall’ex presidente Maurico Macri e da Patricia Bullrich.

Infatti, gli elettori del partito di Macri hanno sensibilità variegate, per cui molti avrebbero potuto preferire Massa in caso di un di proposte giudicate eccesive. Inoltre, Milei conta soltanto 38 seggi su 257 alla Camera e 7 su 72 al Senato, motivo per cui necessita dei 94 deputati di Macri.

Le reazioni internazionali

A livello internazionale Milei viene spesso accostato a figure come Donald Trump e Jair Bolsonaro per le posizioni di estrema destra. Proprio questi due ex presidenti si sono congratulati con Milei per la vittoria, dichiarando di vedere in lui una speranza per far risorgere l’Argentina.

Sempre nel campo della destra estrema, anche Santiago Abascal, leader di Vox, si è complimentato col neo eletto presidente argentino, con il quale è legato dalla Carta di Madrid, un accordo siglato dai due per prevenire la diffusione del comunismo.

Favorevole anche la reazione statunitense, con i quali Milei intende riavvicinarsi. «Gli Stati Uniti si congratulano con il presidente eletto dell’Argentina, Javier Milei, per la sua vittoria nelle elezioni di oggi e applaudiamo al forte processo democratico attraverso il quale il pubblico argentino si è espresso», ha dichiarato il segretario di Stato Antony Blinken.

Meno positiva è stata la reazione di Gustavo Petro, presidente della Colombia, il quale ha commentato: «L’estrema destra ha vinto in Argentina; È la decisione della vostra società. Triste per l’America Latina, vedremo… il neoliberismo non ha più una proposta per la società».


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