Amore e Psiche, il mito sull’amore più bello di sempre

di Giorgia Lelii
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 8 Min.

E’ Apuleio, scrittore romano del 125 d.C., a raccontarci il mito d’amore di Amore e Psiche, probabilmente il più bello di sempre.

Il mito

In un regno lontano e un tempo indefinito, un re e una regina ebbero tre figlie. La più giovane di loro, Psiche, era così bella che le persone si prostravano a lei come se fosse la dea Venere. Proprio per questa particolare attenzione nei confronti della giovane, la dea si adirò e chiese a suo figlio Amore di punirla. In che modo? Facendo sì che Psiche si innamorasse di un mostro. In questo punto della storia avviene il “plot twist“. Mentre Amore sta per colpire la fanciulla con una delle sue frecce, per sbaglio colpisce sé stesso e s’innamora perdutamente di lei.

Come a nozze di morte vesti la tua fanciulla ed esponila, o re, su un’alta cima brulla. Non aspettarti un genero da umana stirpe nato, ma un feroce, terribile, malvagio drago alato che volando per l’aria ogni cosa funesta e col ferro e col fuoco ogni essere molesta. Giove stesso lo teme, treman gli dei di lui, orrore ne hanno i fiumi d’Averno e i regni bui.

“Le metamorfosi” (IV, 33), Apuleio

Questo è l’oracolo che i genitori di Psiche ricevettero. A malincuore, i due portarono la ragazza su una rupe e la lasciarono sola, affinché la profezia non si compisse. Con l’aiuto di Zefiro, il dio la recuperò e la trasportò al suo palazzo. Psiche fu raggiunta da lui durante la notte, che alla fine trascorsero insieme. Dopo il loro incontro, il dio la avvertì sul fatto che si sarebbero visti solo al buio, e che non avrebbe mai dovuto cercare di vederlo o conoscere il suo nome.

Amore e Psiche durante uno degli incontri notturni, Jacques-Louis Davis

I giorni passarono, ma Psiche ben presto avvertì la mancanza delle sue sorelle. Controvoglia, Amore acconsentì a lasciarle venire a palazzo. Una volta lì, gelose di tutto il lusso di cui godeva la piccola, le due la misero in dubbio riguardo l’identità del suo amato. Se fosse stato un mostro che prima o poi l’avrebbe uccisa? Dopo aver meditato, Psiche decise di risolvere ogni dubbio. Con pugnale e lampada a olio, sta per uccidere l’amante nel sonno. Quando però lo vede alla flebile luce, ne rimane meravigliata e fa cadere una goccia d’olio sulla spalla del dio, scottandolo.

…colpito, il dio si risveglia; vista tradita la parola a lei affidata, d’improvviso silenzioso si allontana in volo dai baci e dalle braccia della disperata sposa.

“Le metamorfosi” (V, 23), Apuleio

Le prove di Venere

Travolta dal dolore, Psiche tentò più volte il suicidio, ma ciò era contro la volontà degli dei, che glielo impedirono. Così la ragazza iniziò a cercare il proprio amato per le città, cercando di procurarsi la benevolenza degli dei e dedicando le sue cure a qualunque tempio incontrasse sul suo cammino. Arrivò al tempio di Venere e si consegnò a quest’ultima, sperando di placarne l’ira per aver disonorato il nome del figlio. La dea, ancora adirata, decise di sottoporre la giovane a diverse prove.

Nella prima, Psiche doveva suddividere un mucchio di granaglie con diverse dimensioni in tanti mucchietti uguali. Disperata, non provò nemmeno ad assolvere il compito che le è stato assegnato, ma ricevette aiuto da un gruppo di formiche, che provano pena per l’amata di Cupido. La seconda prova consisteva nel raccogliere la lana d’oro di un gruppo di pecore. Ingenua, Psiche si avvicinò alle pecore, ma una verde canna la avvertì e la mise in guardia: le pecore diventavano molto aggressive con il sole. Avrebbe dovuto aspettare la sera per raccogliere la lana rimasta tra i cespugli. La terza prova consisteva nel raccogliere acqua da una sorgente che si trova nel mezzo di una cima tutta liscia e a strapiombo: qui venne aiutata dall’aquila di Giove.

Il salvataggio di Amore

L’ultima e più difficile prova consisteva nel discendere negli Inferi e chiedere alla dea Proserpina un po’ della sua bellezza. Psiche meditò addirittura il suicidio, tentando di gettarsi dalla cima di una torre. Improvvisamente la torre si animò e le indicò come assolvere la sua missione. Durante il ritorno, mossa dalla curiosità, aprì l’ampolla contenente il dono di Proserpina, che in realtà non era altro che il sonno più profondo: così, la giovane cadde addormentata. A correre in suo soccorso fu lo stesso Amore, che con un bacio la risvegliò dal sonno infernale.

Eros risveglia Psiche dal sonno, Antoon van Dyck

Il dio corse da suo padre, Giove, pregandolo di convincere Venere ad acconsentire al matrimonio. Giove, commosso, persuase Venere ad accettare le nozze. Venere acconsentì e il matrimonio si celebrò con tutti gli dei presenti: Psiche divenne così la dea protettrice delle fanciulle e dell’anima, sposando Amore.

Il racconto termina con un grande banchetto al quale partecipano tutti gli dei, alcuni anche in funzioni inusuali: per esempio Bacco fa da coppiere, le tre Grazie suonano e il dio Vulcano si occupa di cucinare il ricco pranzo. Più tardi nasce una figlia, concepita durante una delle tante notti d’amore dei due amanti prima della fuga dal castello. Questa viene chiamata Voluttà, ovvero Piacere.

Le varie interpretazioni di “Amore e Psiche”

L’unione dei due personaggi principali rappresenta l’unione tra l’istinto dell’eros (Amore) e la razionalità posta all’interno dell’anima (Psiche). Secondo Freud è ciò che succede all’interno della nostra mente: non c’è mai un modo facile per arrivare ad una conclusione fra le due parti, ma alla fine si può essere portati alla felicità.

Amore e Psiche, Antonio Canova

Come qualsiasi altro mito, quello di Amore e Psiche ha avuto la sua influenza in diversi ambiti. L’esempio più indicativo è quello di Antonio Canova: la statua che riprende Amore proprio prima di baciare Psiche per svegliarla dal sonno maledetto. Inoltre, è stata fonte d’ispirazione perfino nel Rinascimento. Possiamo parlare di Giulio Romano, il cui affresco si trova nella sala di Amore e Psiche al Museo di Palazzo Te a Mantova e gli affreschi per la loggia di Villa Farnesina a Roma realizzati da Raffaello. Tra le testimonianze maggiori del 1800, rientrano i quadri Amore e Psiche (1889) e Il rapimento di Psiche (1895) di William-Adolphe Bouguereau. Nella letteratura moderna, Katee Robert reinterpreta il mito nel suo libro “Il Piacere degli Dei“. Ma ci sono altre infinite riprese di questa storia d’amore, sia nella storia dell’arte sia nella letteratura in generale.

Scritto da Giorgia Lelii


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