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7 maggio, Il punto della settimana: Cos’è successo nel mondo?

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Dall’Atlantico al Pacifico, il punto della settimana che si sta per concludere. Il mondo dall’1 al 7 maggio 2023.

Si conclude un’altra settimana e le notizie che arrivano dal mondo circolano più veloce di quanto si pensi. IsraeleRussia e Sudan, che è successo fuori dai confini nazionali? Ecco il punto della settimana!

Israele: arriva la tregua dopo le violenze per la morte di Khader Adnan

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A seguito della morte in carcere di Khader Adnan, leader palestinese del gruppo paramilitare Jihad Islamica, si sono verificate tensioni tra Israele e le forze palestinesi di Gaza. Nella notte tra il 2 e il 3 maggio, centinaia di missili sono partiti dalle basi di entrambi gli schieramenti, accompagnati dalle promesse di vendetta di Hamas e di Jihad Islamica.

«La sua morte sarà una lezione per generazioni, e non ci fermeremo finché la Palestina rimarrà sotto occupazione», dichiara Jihad Islamica, seguita da Hamas: «il popolo palestinese non lascerà che questo crimine passi sotto silenzio, e risponderà adeguatamente».

Tuttavia, contrariamente a quanto affermato dai gruppi palestinesi, è arrivato un temporaneo cessate il fuoco grazie alla mediazione di Egitto, Qatar e Nazioni Unite, necessario al fine di evitare un’escalation nel conflitto.

Russia: il gruppo Wagner intende davvero lasciare Bakhmut?

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Yevgeny Prigozhin, leader del gruppo paramilitare Wagner impegnato nella guerra in Ucraina, aveva annunciato il 5 maggio che avrebbe ritirato i suoi uomini da Bakhmut a causa della mancanza di munizioni

«Sto già contattando i suoi rappresentanti per iniziare immediatamente il trasferimento delle posizioni, in modo che il 10 maggio alle 00.00, esattamente nel momento in cui, secondo i nostri calcoli, esauriremo completamente il nostro potenziale di combattimento, i nostri compagni prenderanno il nostro posto e continueranno l’assalto al villaggio di Bakhmut».

Le sue parole suonavano come un diretto attacco ai vertici militari russi, con i quali egli è da tempo in contrasto, e sembrano aver avuto effetto: nella giornata di oggi Prigozhin, dopo aver ricevuto rassicurazioni dal Cremlino, ha annunciato di aver cambiato opinione:

 «Ci hanno promesso che ci saranno munizioni e armi a sufficienza per continuare la nostra azione. Ci hanno assicurato che tutto quello che sarà necessario ci verrà fornito, in modo che i nemici non possano batterci e ci hanno assicurato che possiamo agire a Bakhmut come riteniamo opportuno».

Sudan: termina un’altra settimana di scontri tra l’esercito e le forze paramilitari

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Siamo arrivati alla quarta settimana di scontri in Sudan, paese lacerato dagli scontri tra l’esercito e le forze paramilitari che non accennano a placarsi nonostante i numerosi tentativi di negoziare una tregua.

Nella giornata di ieri sono stati annunciati nuovi colloqui tra le due fazioni che si terranno a Gedda, mediati dall’Arabia Saudita e dagli Stati Uniti. Ad oggi, però, tutti i tentativi di stabilire un cessate il fuoco sono risultati vani, venendo continuamente violati da entrambe le parti.

Negli scontri si contano più di 700 vittime, di cui la maggior parte civili, e migliaia di feriti. Drammatica la situazione a Khartoum dove, a seguito dei bombardamenti, i residenti sono stati costretti a barricarsi nelle case senza cibo né acqua.

Fonti: Ansa, Open, Il Sole 24 Ore, Rai News, Repubblica

Scritto da Mirko Aufiero


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