29 gennaio, il punto della settimana: cos’è successo nel mondo?

di Emanuele Lo Giudice
6 Min.

Dall’Atlantico al Pacifico, il punto della settimana che si sta per concludere. Il mondo dal 25 al 29 gennaio 2023.

Si conclude un’altra settimana e le notizie che arrivano dal mondo circolano più veloce di quanto si pensi. Haiti, Burkina Faso e Birmania, che è successo fuori dai confini nazionali? Ecco il punto della settimana!

Haiti: polizia in rivolta e ambasciate chiuse

La violenza continua a dilagare, ormai da mesi, nelle strade di Haiti. Dopo l’assassinio del Presidente Moise nel luglio del 2021 e il caos scoppiato nell’ottobre 2022 a causa delle bande armate, Haiti si trova in condizioni sempre più precarie. Diversi allarmi sono stati lanciati già nei mesi passati riguardo le condizioni sanitarie, con estrema attenzione al colera, che ancora oggi continuano a colpire i bambini, soprattutto di età inferiore ai 10 anni.

Haiti è in una situazione precaria, che peggiora di giorno in giorno, mettendo in pericolo di vita gran parte della popolazione. Il poco accesso ai beni di prima necessità e la poca acqua potabile presente, assieme ai quartieri e alle violenze perpetrate dalle gang criminali, rendono quasi impossibile trovare una soluzione alla crisi che il popolo haitiano sta vivendo.

Negli ultimi giorni una missione dell’ONU ha denunciato la grave situazione in cui versa Haiti, dove le gang criminali impongono le proprie leggi e recidono sempre di più i contatti tra le diverse zone del Paese. Sono inoltre diversi gli agenti delle forze dell’ordine uccisi dalle gang presenti nella capitale, sei dei quali negli ultimi giorni. Una nuova ondata di proteste, capeggiata dagli agenti di sicurezza, ha portato diverse missioni diplomatiche ad interrompere i lavori. Spagna, Messico e Francia hanno annunciato la chiusura delle proprie ambasciate, mentre il consolato delle Bahamas ha ordinato la partenza di gran parte del proprio personale.

Burkina Faso: entro un mese la partenza dei francesi

Entro un mese la Francia ritirerà le proprie truppe dal Burkina Faso, come richiesto la scorsa settimana dal governo locale. Pochi giorni fa alcune fonti diplomatiche francesi hanno annunciato la decisione di Parigi di seguire la richiesta del paese africano.

Il 18 gennaio 2023, infatti, il governo burkinabé aveva chiesto a Parigi di ritirare entro un mese il proprio esercito. La decisione del Burkina Faso ricalca quella del Mali, che già lo scorso anno aveva espulso l’esercito francese stanziato nelle sue regioni. Il motivo? le autorità locali sostenevano che la Francia avesse commesso atrocità contro civili, alleandosi con le forze jihadiste.

Mali e Burkina Faso sono piegate dall’ISIS e dai gruppi armati, i quali mettono a dura prova l’azione delle giunte militari presenti al governo. Prevale, inoltre, l’influenza russa su entrambi i paesi, che hanno rivolto il proprio sguardo a Mosca come nuova alleata. Non a caso, in Mali, la partenza dell’esercito francese ha coinciso con la decisione governativa di assumere il gruppo Wagner per contrastare le bande armate. Il Burkina Faso, ad oggi, non ha confermato né smentito di aver preso simile decisione.

Birmania: il colpo di Stato ha bloccato la lotta alla droga

È stato pubblicato un rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine, cosa dice riguardo la Birmania?

La coltivazione dell’oppio è tornata a colpire la Birmania, aumentando sempre di più dal colpo di Stato del febbraio 2021. L’aumento della coltivazione del papavero è del 33% in un anno, con una produzione totale che supera di gran lunga quella degli anni passati. È un punto d’arresto dei sei anni di declino precedenti, quando la lotta alla droga si era rafforzata anche in vista del dilagare progressivo delle droghe sintetiche.

Dal 2021, sono state molte le persone costrette ad abbandonare le città per ripiegare verso le periferie, in larga parte andando a lavorare nei campi di papavero. La fetta di popolazione al disotto della soglia minima di povertà raggiungeva infatti, solo nel 2022, il 40%.

Scritto da Emanuele Lo Giudice


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