28 Aprile, giornata mondiale per le vittime dell’amianto

di Costanza Maugeri
7 Min.

Oggi, 28 aprile, è la Giornata mondiale delle vittime dell’amianto.

Prima di scendere nel dettaglio, spiegando come e perché venne istituita questa giornata, rispondiamo alla domanda che tutti aprendo questo articolo ci porremmo:

Cosa è l’amianto?

Amianto

L’amianto è un minerale a struttura fibrosa sottilissima appartenente alla famiglia dei silicati. In natura esistono differenti tipologie di questo minerale.

Per semplificare la classificazione, chiariremo solo i due macro-gruppi:

  • Amianto serpentino o crisotilo: esso è caratterizzato dalla distintiva colorazione bianca o grigia. Questa tipologia di amianto rappresenta il 93% della produzione su scala mondiale. Fortunatamente il suo tasso di pericolosità è inferiore a quello del secondo gruppo.
  • Gruppo anfibolo articolato a sua volta in:
  • amianto blu ossia il silicato di ferro
  • amianto bruno ossia il silicato di ferro e magnesio
  • Antofillite ossia il silicato di magnesio
  • Tremolite ossia il silicato di magnesio e calcio
  • Actinolite ossia il silicato di calcio, magnesio e ferro.

Gli impieghi dell’amianto

Il termine amianto deriva dal greco e significa letteralmente “indistruttibile” . Questa sua caratteristica ha fatto si che venisse usato in campi differenti, anche lontanissimi tra loro.

Agli inizi degli anni ’50, per esempio, veniva usato per la preparazione di paste dentarie. Successivamente, per la sua peculiare caratteristica venne adoperato nell’edilizia come materiale di copertura, per la costruzione di cisterne, lastre antincendio e per le coibentazioni termiche e acustiche in navi e treni. Un altro settore in cui fu usato è quello tessile, in particolar modo per la produzione di tessuti ed indumenti ignifughi. Altra industria che si servì molto dell’amianto fu, invece, quella di attrito. Furono prodotti in grandissima quantità freni e frizioni di ascensori.

Perché venne istituita la giornata?

Il 28 Aprile si celebrano in realtà due giornate: la Giornata mondiale per la salute e sicurezza sul lavoro e la Giornata mondiale delle vittime dell’amianto.

Con una legge del 1992 è stato proibito l’utilizzo dell’amianto su tutto il territorio nazionale. Nonostante ciò non sono state effettuate nel nostro Paese tutte le bonifiche e le messa in sicurezza necessaria per far cessare le morti causate da questo minerale.

Nel 2022, secondo l’Osservatorio Nazionale Amianto, sono state 7 mila le vittime accertate.

Auspicando che il Governo istituisca con urgenza un tavolo interministeriale sulla questione amianto per affrontare, competenza per competenza, le questioni giuridiche, normative e previdenziali.

Ezio Bonanni, presidente ONA

Perché dobbiamo avere paura dell’amianto

Una fibra d’amianto

Le fibre di amianto sono oltre mille volte più sottili di un capello umano. Le dimensioni straordinariamente ridotte fanno sì che la persona le inali senza rendersene conto. Questo, purtroppo, induce il danneggiamento delle cellule del soggetto che, di conseguenza, può sviluppare diverse patologie. Per esempio, se le fibre si depositano nei polmoni il rischio più grande è quello dell’asbestosi, una sorta di fibrosi del tessuto polmonare che impedisce la corretta espansione dell’organo.

Secondo un rapporto dell’Istituto nazionale Infortuni sul Lavoro (INAIL), siamo proprio nel triennio tristemente più colpito. “Il picco (delle morti per amianto) è previsto nel triennio 2022-2024. Secondo i dati dell’INAIL ogni anno l’asbesto provoca già quasi 4500 morti. Si aggiungerebbero altri 1500 decessi, tra cui coloro che lavano le tute da lavoro sporche di fibre (la cui gran parte sono donne), secondo la Fondazione Vittime dell’Amianto Bepi Ferro.

Amianto e industria: una storia d’amore che non vuole finire. Il caso di Taranto

Vista dell’Ilva di Taranto

La città di Taranto, tristemente famosa per ospitare la più grande acciaieria d’Europa, continua a segnalare casi di mesotelioma correlabili all’esposizione ad amianto. L’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) ha richiesto a gran voce l’avvio della sorveglianza sanitaria anche per chi ha lavorato negli stabilimenti della Maria Militare.

Ancor più grave è la consapevolezza che, con una diagnosi precoce e una terapia tempestiva, molti lutti si sarebbero potuti evitare. Il carteggio riservatissimo recentemente reso pubblico dall’Osservatorio Nazionale Amianto e pubblicato sul nostro Notiziario dimostra che la Marina Militare era a conoscenza del rischio amianto almeno dal 1969. Ciò nonostante fino ai tempi più recenti l’amianto è stato presente nelle installazioni a terra e sulle unità navali della Marina Militare.”, ha dichiarato il presidente dell’ONA Bonanni.

Ma cosa dice la legge?

Precedentemente abbiamo fatto riferimento alla legge che vieta il divieto di utilizzo dell’amianto. Ma scendiamo nello specifico!

Le prime disposizioni che regolamentavano l’uso dell’amianto in Italia risalgono al 1986: l’ordinanza del Ministero della Sanità 26/6/86 limitava l’immissione nel mercato e l’uso della crocidolite, una tra le forme di amianto più pericolose, seguendo le direttive europee sviluppate poco prima. Sei anni dopo, con la legge n. 257, sono stati messi al bando tutti i prodotti contenenti il minerale.

Nonostante questi accorgimenti, sono ancora troppe le persone che soffrono le conseguenze della frequente e non regolamentata esposizione all’amianto, soprattutto in determinati reparti dell’industria: non bisogna dimenticare che il minerale può uccidere anche a 20-30 anni di distanza.

Scritto da Costanza Maugeri e Chiara Caruso


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Fonti: My personal trainer, GreenMe, AIRC – Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, Osservatorio Nazionale Amianto – ONA

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