25 anni dalla morte di Lady Diana Spencer: nata signora, diventata principessa e morta santa

di Giorgia Lelii
7 Min.

Esattamente venticinque anni fa avveniva una delle morti più sentite e dolorose della storia moderna: quella di Lady Diana Spencer, principessa del Galles.

Nata nel 1961, morì dopo un incidente d’auto a Parigi nel 1997, insieme al compagno egiziano Dodi Al-Fayed. I soccorritori arrivarono sul luogo dell’evento e la trasportarono d’urgenza all’ospedale la Pitié-Salpêtrière a Parigi, dove morì per gravi ferite al torace, nonostante il disperato intervento chirurgico durato due ore. Con lei fu trasportata anche la sua guardia del corpo Trevor Rees-Jones, dichiarato ancora vivo; Dodi Al-Fayed e il conducente Henri Paul, che furono dichiarati morti al momento dell’impatto.

Subito dopo la morte della principessa, le teorie del complotto cominciarono a farsi strada nelle menti del popolo britannico: mille ipotesi ruotano ancora intorno al caso. Ciò che fu dichiarato inizialmente è che l’autista risultasse avere un tasso alcolemico tre volte superiore rispetto ai limiti della legge, ma seguirono molte supposizioni a discapito della famiglia reale e dei servizi segreti britannici. L’indebita assegnazione della Mercedes S280, definita “da rottamare” dalla compagnia di assicurazione, assegnata al solo scopo di nascondere la coppia dai paparazzi indesiderati; il cosiddetto “urto” di una FIAT Uno bianca, che avrebbe diretto la macchina contro il pilastro; forse un raggio laser sparato da un agente dei servizi segreti britannici appositamente per accecare il conducente…

Difficile da capire quale sia la vera causa dell’incidente, ma il popolo, non vedendo la bandiera inglese sventolare a Buckingham Palace e segnalare la presenza della Regina Madre, non ha perso tempo a puntare immediatamente il dito contro il principe Carlo e la famiglia reale, che sono risultati fin troppo distaccati e non curanti alla notizia della tragedia. Essi le stavano persino per negare il funerale di Stato, nonostante avesse ancora il titolo di principessa e fosse madre del futuro re William.

UNITED KINGDOM – FEBRUARY 13: Diana, Princess of Wales visits a porcelain figures workshop in Maestag, Wales (Photo by Tim Graham Photo Library via Getty Images)

Del resto, avevano determinati motivi per volerlo fare: Diana non era una principessa reale che rispettava le regole e le tradizioni della famiglia della corona: faceva spesso apparizioni in pubblico; visitava i malati e li toccava come se non fossero degli emarginati; aveva dato molteplici volte prova di quanto si trovasse nella condizione di un matrimonio costretto con Carlo e di quanto ne fosse infelice e insoddisfatta. Tentava continuamente di ignorare ciò che accadeva tra il marito e Camilla Parker-Bowles, duchessa di Cornovaglia; tuttavia, per il proprio amore verso la famiglia, Diana decise di affrontare la rivale: “Camilla, so tutto quello che sta succedendo tra te e Charles. Non trattarmi come un’idiota”. E lei: “Oh va bene, non è un melodramma, hai tutti gli uomini ai tuoi piedi, due adorabili ragazzini, di cosa hai bisogno di più?”. “Voglio mio marito. Mi spiace, vi sto tra i piedi e per voi due sarà un inferno”.

Successivamente, nel 1994, ci fu una conferenza organizzata con Vanity Fair, dove il principe Carlo dichiarò pubblicamente la propria infedeltà: ella non era in grado di affrontare una cosa del genere, così indossò il famoso “Abito della Vendetta”, disegnato da Christiana Stambolian tre anni prima, ma definito troppo audace dalla stessa. Tuttavia, quando decise presentarsi alla conferenza, Lady Diana affermò la nuova se stessa, piena di fiducia, felicità, indipendenza e non esigente della presenza e dell’influenza della famiglia reale.

Il funerale ebbe luogo il 6 settembre 1997: duemila persone presero parte alla cerimonia all’abbazia di Westminster, mentre si stima che in tutto il mondo 2.500.000.000 di persone abbiano guardato l’evento in TV, rendendolo uno dei maggiori eventi televisivi della storia. La bara di Diana fu trasportata da St. James Palace verso l’abbazia di Westminster, ma nel tragitto ci fu un dettaglio psicologicamente terrificante: i figli William e Harry seguirono la bara insieme al padre e allo zio, ma non per loro volontà. Infatti, dopo la morte di Diana, il potere e la persona di Carlo stesso furono messi prontamente a rischio dalle minacce ricevute dal popolo riguardo il proprio coinvolgimento nell’incidente della moglie.

Le autorità inglesi non lo avrebbero lasciato partecipare al funerale se non fosse stato accompagnato dai figli: a discapito dei due principi, Carlo riuscì a partecipare senza inconvenienti.

Il nome di Lady D non sarà sicuramente uno di quelli che viene dimenticato col passare degli anni: la principessa verrà per sempre ricordata, la sua persona stampata nella storia per la sua compassione, il suo stile, il suo carisma, nonché per le numerose opere di beneficenza a favore dei più sfortunati e per il suo turbolento matrimonio con il principe Carlo, a causa del quale la principessa dichiarò di aver sofferto di depressione, arrivando anche all’autolesionismo. Per l’enorme pressione mediatica e la difficile convivenza con l’uomo poco presente, soffrì di bulimia nervosa sin dai primi mesi del fidanzamento nel 1981. Quest’ultimo dettaglio connota la sua forza, la sua volontà e determinazione di voler agire per il bene, in ogni situazione: rimarrà grande esempio di personalità per le generazioni passate, presenti e future.

Scritto da Giorgia Lelli


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