23 Ottobre, il punto della settimana: cos’è successo nel mondo?

di Emanuele Lo Giudice
7 Min.

Dall’Atlantico al Pacifico, le ultime notizie della settimana che si sta per concludere. Il mondo dal 17 al 23 Ottobre 2022.

Si conclude un’altra settimana e le notizie che arrivano dal mondo circolano più veloce di quanto si pensi. Regno Unito, Haiti e Colombia, che è successo fuori dai confini nazionali?

Regno Unito: le dimissioni di Truss aprono le porte al prossimo PM, chi potrebbe essere?

È arrivata l’ufficialità della candidatura di Rishi Sunak, già in corsa per la leadership del Partito Conservatore contro Liz Truss. Sunak ha fatto sapere di essere pronto a scendere in capo per rimettere “in sesto” l’economia inglese, non parlando però dell’eventualità di uno scontro con il former PM Johnson, il quale parrebbe ad oggi intenzionato a ricorrere per la carica (la candidatura per ora non è stata ufficializzata). Secondo Jacob Rees-Mogg (Segretario di Stato per le imprese, l’energia e la strategia industriale), Johnson sarebbe disponibile a tornare alla guida del paese, tanto da tornare frettolosamente a Londra dalla Repubblica Dominicana dove era in vacanza.

A detta del Sunday Telegraph, l’obiettivo dei conservatori inglesi sarebbe quello di trovare un accordo che eviti un’ulteriore spaccatura interna. Una “guerra interna” potrebbe compromettere ancora di più il Partito Conservatore, che già dalla scorsa settimana è in picchiata, data la crisi economica che si è aperta con le manovre iniziali del governo Truss. Sunak è ad ora il favorito, soprattutto considerando il sostegno parlamentare che è rimasto per ora a 128 possibili voti; Johnson ne avrebbe solo poco più di 50, per adesso una cifra irrisoria rispetto a quella del suo probabile sfidante. Ancora più indietro Mordaunt, ferma a poco più di 20 voti parlamentari favorevoli. Il tempo di presentare le proprie candidature scade Lunedì, ma il nome di Johnson ha già il suo peso se messo accanto a quello di Sunak. È da ricordare, infatti, che Sunak rientrò in quella serie di dimissioni che innescarono nel Luglio 2022 la crisi di governo conclusasi con la caduta di Johnson; Sunak si dimise congiuntamente al Ministro della Sanità, azione che indebolì fortemente il Governo.

Haiti: una catastrofe sanitaria imminente.

Continua ad aumentare la tensione e l’escalation di proteste che coinvolgono l’isola di Haiti ormai da settimane; le proteste contro Henry sono nate come risposta alla decisione governativa di tagliare i sussidi statali per calmierare il prezzo del carburante. Il “paese più povero del mondo occidentale”, ripetutamente colpito dalle conseguenze del cambiamento climatico e da problematiche politico-sociali gravi, si ritrova ad oggi in una crisi umanitaria d’ampia portata, nonché ad un passo da quella sanitaria. La resistenza del colera e la violenza che persiste nelle strade non permettono un riassetto dell’equilibrio nazionale e dell’ordine pubblico, ormai colpito intensamente dal deterioramento sociale e politico del paese. La scorsa settimana Messico e USA hanno proposto, in seno al Consiglio di Sicurezza ONU, una risoluzione per sanzionare le bande armate che hanno ormai sotto controllo gran parte della capitale, nonché per agevolare la circolazione dei beni essenziali. Medici Senza Frontiere ha fatto sapere che la situazione “è grave e che l’accesso all’acqua potabile e all’assistenza sanitaria è limitato ed è una vera sfida per tantissimi haitiani”. Intanto il governo del Primo Ministro Henry (considerato illegittimo da molti cittadini) ha promesso nuove elezioni appena la situazione politica del paese sarà tornata alla normalità, chiedendo anche un’ingerenza militare straniera all’ONU per sedare le bande armate e ristabilire l’ordine. Nonostante la preoccupazione e la presa di coscienza riguardo il problema haitiano, Russia e Cina hanno dubitato della convenienza di una presenza militare straniera sul suolo nazionale, considerando la risposta che potrebbe arrivare da parte delle opposizioni nel paese. Un secondo intervento ONU ad Haiti sembra quindi ancora da decidere, anche considerando i vari scandali che hanno riguardato i caschi blu presenti nella missione di peacekeeping stanziata nel paese nello scorso decennio. La Missione ONU a Port-au-Prince è durata 13 anni (Missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite ad HaitiMINUSTAH in francese) ed è servita come aiuto al governo di transizione nazionale per mantenere l’ordine e la legge nel paese.

Colombia: la difficoltà del governo Petro e la caduta del supporto elettorale, nuove proteste infiammano Bogotá.

Sono migliaia i manifestanti scesi per le strade delle città colombiane in risposta al progetto di riforma fiscale che il governo Petro ha pensato di varare. Le decisioni governative e la forte svalutazione della moneta locale (Peso colombiano) in confronto al dollaro non hanno fatto che alimentare la mobilitazione popolare che, al grido di “Basta Petro”, hanno preso le strade di Bogotá per la seconda volta in pochi mesi.

La richiesta è quella di rispettare e di tener conto del settore produttivo del Paese, come ha sostenuto l’imprenditore Alvaro Aparicio presente ad una delle proteste. Oltre Bogotà, le proteste sono scoppiate anche a Calì, Medellìn e Barranquilla. Petro aveva guadagnato il consenso di poco più della metà della popolazione con un piano d’azione molto ambizioso, il quale però non riesce ad arginare il peso dell’inflazione globale e l’aumento della disoccupazione. In un mese (Agosto-Settembre) il supporto elettorale di Petro è passato dal 56% al 46%, al contrario invece l’opposizione guadagna punti a discapito della presidenza.

Scritto da Emanuele Lo Giudice


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