Dall’Atlantico al Pacifico, il punto della settimana che si sta per concludere. Il mondo dal 26 giugno al 2 luglio 2023.
Si conclude un’altra settimana e le notizie che arrivano dal mondo circolano più veloce di quanto si pensi. Francia, Cambogia e Paesi Bassi, che è successo fuori dai confini nazionali? Ecco il punto della settimana!
Francia: a ferro e fuoco il Paese, la morte di Nahel incendia le strade

#FranceRiots è l’hashtag che da giorni dilaga su Twitter, il quale indica gli avvenimenti che stanno scuotendo la Francia. La morte del diciassettenne Nahel, avvenuta martedì 27 giugno a Nanterre, ha scatenato proteste in tutto il Paese, dilagando a macchia d’olio dalla banlieue parigina fino ai territori d’oltremare.
A far scoppiare le protesta è stata la giustificazione di « legittima difesa » usata dalla polizia dopo la morte di Nahel, freddato con un colpo al torace per non aver rispettato un posto di blocco. Un video fatto circolare sui social ha poi smentito la « legittima difesa », portando la situazione a deflagrare. Attualmente il poliziotto è in stato di fermo, indagato per omicidio volontario. « Ti becchi in pallottola in testa » si sente nella registrazione mandata in circolazione qualche ora dopo la morte del giovane.
Il passaparola sulle proteste si è sparso soprattutto tra i minorenni, tanti dei quali si sono riversati per le strade francesi dando il via ad una feroce rivolta. Disordini si sono registrati anche in Belgio e in Svizzera, dove si temono ora saccheggi e distruzioni come sta accadendo in Francia.
Cambogia: il voto si avvicina

Il 23 luglio si avvicina e così anche le elezioni per la Cambogia, monarchia costituzionale del Sudest asiatico.
Hun Sen, Primo Ministro cambogiano, ha dato ufficialmente il via ad una campagna elettorale di tre settimane antecedente la tornata elettorale. La particolarità? Il suo partito è pronto a fare campagna in modo unilaterale, essendo rimasto l’unico nell’arena politica nazionale.
Le opposizioni sono state infatti represse e sanzioni sono state introdotte per evitare che gli elettori disertino le urne. Hun Sen, al potere da 40 anni, sta portando nuovamente il Paese verso elezioni farsa, proprio come nel 2018. Nell’ultima elezione il partito di Hun Sen aveva infatti ottenuto la totalità dei seggi.
L’unico partito d’opposizione che poteva controbilanciare Hun Sen, il Candlelight Party, è infatti stato estromesso dalle elezioni dalla Commissione elettorale per irregolarità nella presentazione dei documenti.
Paesi Bassi: le scuse sulla schiavitù

“Oggi sono qui davanti a voi come re e come rappresentante del governo, mi scuso”.
Sono state queste le parole con cui il Re olandese Guglielmo Alessandro si è rivolto al pubblico all’Oosterpark di Amsterdam. Il discorso è stato fatto durante la commemorazione dei 150 anni del Keti Koti, ossia la liberazione degli schiavi nelle ex colonie. Keti Koti, in lingua surinamese, indica la « rottura delle catene ».
Il Re si è detto profondamente colpito e che i Paesi Bassi sentono ancora l’orrore del proprio passato. Presente anche Rutte, Premier, che già all’Aia aveva parlato della schiavitù come « crimine dell’umanità ».
Fonti: ANSA, AsiaNews, ISPI, Reuters, Al Jazeera
Scritto da Emanuele Lo Giudice
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