12 marzo, il punto della settimana: cos’è successo nel mondo?

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Dall’Atlantico al Pacifico, il punto della settimana che si sta per concludere. Il mondo dal 6 al 12 marzo 2023.

Si conclude un’altra settimana e le notizie che arrivano dal mondo circolano più veloce di quanto si pensi. Georgia, Ucraina ed Haiti, che è successo fuori dai confini nazionali? Ecco il punto della settimana!

Georgia: Tbilisi in protesta mentre aumenta l’attrito Russia-Occidente

Sono scoppiate negli ultimi giorni grandi proteste nella capitale georgiana di Tbilisi, la causa? Una legge sugli « agenti stranieri » adottata in prima lettura. Il parlamento monocamerale della Georgia è stato in poco tempo circondato dai manifestanti che, uniti al coro di « legge russa », hanno cercato di superare le barriere di sicurezza.

La paura che ha smosso i manifestanti è stata quella di una possibilità di processo legislativo che avrebbe (e che potrebbe tuttora) potuto minare l’ingresso del paese nell’UE. Nel marzo 2022, infatti, Tbilisi ha ufficialmente presentato al propria candidatura all’Unione Europea, poco dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Occupata per più del 20% dalle forze russe (Abcasia e Ossezia del Sud riconosciute limitatamente dopo il conflitto russo-georgiano del 2008), la Georgia vorrebbe utilizzare l’entrata nell’UE come deterrente per la Russia, la quale potrebbe liquidare il « problema georgiano » dopo aver concluso quello ucraino.

Alle proteste, ancora presenti, ha fatto seguito un appello nazionale della Presidente Zourabichvili (fisicamente a New York) e il ritiro della legge da parte del governo.

Ucraina: la collera di Mosca ai fatti di Brjansk

100 milioni di dollari per l’attacco del 9 marzo, in risposta ai fatti di Brjansk, è il resoconto dell’ultima azione russa contro l’ucraina. La scorsa settimana un gruppo di uomini di dubbia affiliazione ha attaccato l’oblast’ di Brjansk, in Russia, in quello che il Cremlino ha etichettato come « attacco terroristico ». La risposta russa ai « terroristi ucraini » è stata di ampia portata, contando 81 missili e droni, alcuni dei quali sono testate ipersoniche chiamate « pugnali ».

Kyiv, Odessa, Leopoli e Kharkiv tra gli obiettivi « esclusivamente militari » del Cremlino. Il Ministro degli Esteri ucraino Kuleba smentisce Mosca, sostenendo che i target non siano stati solo militari, parlando di vera e propria barbarie contro il popolo ucraino. La condanna statunitense si è unita a quella tedesca e a quella dell’Unione Europea, che sottolinea nuovamente i « crimini di guerra » portati avanti dalla Russia ormai da più di un anno. Nell’attacco a vasta scala si è tornato a parlare anche della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la quale è stata chiusa a seguito di un attacco. Il rischio di un « disastro nucleare » è ancora alto, a causa delle ripetute violazioni dell’incolumità della centrale.

In questa settimana, inoltre, si è intensificata la battaglia a Bakhmut, la quale è ormai quasi circondata dalle forze russe. La promessa di Kyiv è di non farla cadere, sebbene le ormai poche speranze anche della comunità internazionale. Già da mesi la NATO ha consigliato a Kyiv di abbandonare la città, la cui battaglia tiene impegnate diverse migliaia di soldati. Ad oggi la Russia sostiene che una controffensiva ucraina sia in preparazione, il destino di Bakhmut rimane però ancora incerto.

Haiti: la bande armate fanno cedere anche Medici senza frontiere

« Rischi insostenibili » sostiene Medici senza frontiere, abbandonando un ospedale nella capitale haitiana. Da diversi mesi Port-au-Prince è infatti in balia della bande armate, che comportano rischi insostenibili per la sicurezza pubblica e dei volontari che si occupano delle emergenze.

Non accenna a diminuire il disastro umanitario che ormai da mesi costringe Haiti a vivere in situazioni precarie.

« I nostri collaboratori vittime degli effetti collaterali delle violenze » ha sostenuto Medici senza frontiere abbandonando (temporaneamente) l’ospedale.

Scritto da Emanuele Lo Giudice


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