11 settembre 1973, un altro evento da non dimenticare

di Emanuele Lo Giudice
5 Min.

Era l’11 settembre di 50 fa quando moriva Salvador Allende, Presidente del Cile rovesciato da uno dei suoi più fedeli ministri. Perché è importante ricordare l’11/09 cileno?

Politico e medico cileno, Salvador Allende è ricordato per essere stato il primo Presidente marxista del Cile eletto democraticamente nelle Americhe. Laureatosi medico e toccato di persona la fame e la povertà del popolo nell’entroterra cileno, Allende si dedica alla politica sin da giovane, tanto da essere eletto deputati al Congresso nazionale nel 1937. Da lì, una carriera in salita fino alla presidenza, vinta nel 1970.

Allende, popolarmente conosciuto come “El Compañero Presidente” puntò il Cile verso il socialismo, in quella che lui consideraca la “via cilena al socialismo”. Tale ideologia, poi tradottasi in pratica nei pochi anni alla presidenza, lo rende un “rivoluzionario non violento”.

Prima di essere Presidente, Allende fu Ministro della Sanità e Presidente del Senato, oltre che Segretario generale del Partito socialista cileno negli anni ‘40. 

La Presidenza di Allende durò però poco, perché l’11 settembre 1973 venne rovesciato da un colpo di Stato, il quale aprì le porte al ventennio di Pinochet. 

Il rovesciamento di Allende

Allende venne rovesciato l’11 settembre 1973 da forze politiche ostili capeggiate dal Generale Pinochet, allora comandante delle forze armate. Quando l’esercito attaccò Santiago, La Moneda (Palazzo Presidenziale) finì sotto i bombardamenti e Allende vi si barricò dentro, luogo da dove parlò alla nazione per l’ultimo volta.

Poche ore prima della morte, infatti, Allende si collego con Radio Magallanes, l’unica ancora attiva, per indirizzare il suo ultimo messaggio.

«In nome dei più sacri interessi del popolo, in nome della patria io vi chiamo per dirvi di avere fiducia. La storia non si ferma, né con la repressione, né con il crimine. Questa è una fase che verrà superata, questo è un momento duro e difficile. È possibile che ci annientino, ma il domani apparterrà al popolo, apparterrà ai lavoratori. L’umanità avanza verso la conquista di una vita migliore.». Questa è una piccola parte del discorso integrale in cui si appella ai giovani, ai lavoratori e alle donne.

«Queste sono le mie ultime parole e sono certo che il sacrificio non sarà vano. Sono sicuro che, per lo meno, ci sarà una sanzione morale che castigherà la codardia
e il tradimento
».

Nel rovesciamento di Allende sono diversi i giocatori in campo, perché oltre ai militari cileni, vi sono i finanziamenti americani. Dai documenti desecretati dal governo americano negli anni successivi, l’amministrazione Nixon (con Kissinger Consigliere), appare infastidita dalla vittoria di Allende e preoccupata per gli interessi statunitensi in Cile. La nazionalizzazione dell’industria del rame, per esempio, metteva in crisi Washington, che iniziò una continua e logorante pressione economica sul Paese. Gli Stati Uniti sembravano pronti a non veder perdere un’altra parte della propria zona geopoliticamente strategica, come invece era successo con Cuba e Castro.

Washington ha declassificato nuovi documenti sul coinvolgimento statunitense poche settimane fa, ad annunciarlo l’ambasciatore americano a Santiago, il quale auspica che tale decisione possa portare i rapporti tra i due Paesi a farsi più stretti.

Perché è importante ricordare?

Il golpe in Cile rappresenta uno degli eventi più importanti della storia del ‘900. Esso dimostra la fragilità della democrazia, soprattutto quando essa è da poco in vita. Il Cile rientrò in un piano di azione molto più grande, che coinvolse diversi paesi del Sud America, i quali risultavano importanti e proficui alla Casa Bianca. La morte di Allende rappresenta lo sfaldamento della democrazia, la quale, pur sembrando forte, può essere soggetta a strozzature e storture in ogni momento. L’11 settembre cileno ha aperto la strada ad una sanguinosa dittatura militare, nella quale Pinochet ha capeggiato per anni, almeno fino al 1990. L’anno prima, costretto dalle rivolte concesse libere elezioni, che lo portarono a dover abbandonare la Presidenza.
Allende ci ricorda che c’è chi per il proprio Paese perde la vita, decidendo di uccidersi all’interno del Palazzo presidenziale piuttosto che consegnare la nazione ai golpisti. Salvador Allende ci ricorda la bruttura dell’egemonia imperialistica che ha connotato il ‘900 e che, purtroppo, ancora oggi rende fragili gli equilibri internazionali.

«Viva il Cile! Viva il popolo, viva i lavoratori!»

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