Il caro bollette travolge anche la scuola: la proposta? Un giorno in meno tra i banchi per tagliare i costi del riscaldamento

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I costi che riguardano l’energia, dal gas alla corrente elettrica, fino al riscaldamento, aumentano vertiginosamente, gravando su famiglie e istituzioni, tra cui anche la scuola.

Con la ripresa delle attività scolastiche, prevista per settembre, è al vaglio la possibilità di ridurre le ore di lezione per contenere i costi energetici e favorire una politica del risparmio, soprattutto per quanto concerne il riscaldamento.

Non se ne parla solo in Italia, ma anche nel resto d’Europa, in particolare nel Regno Unito, dove da giorni si discute dell’opportunità di fare lezione soltanto per tre gironi a settimana, tagliando così costi e consumi del riscaldamento nelle scuole e, contestualmente, anche gli orari dei trasporti pubblici per gli studenti.

Gli istituti di scuola primaria e secondaria di primo grado organizzano già le attività nell’arco di cinque giorni, per cui non verrebbero interessate dalla misura, contrariamente alle scuole superiori delle grandi metropoli (Roma, Milano, Napoli…), che osservano quasi tutte la settimana da sei giorni, dal lunedì al sabato.

La proposta ingolosisce ma non convince: oltre ad una rimodulazione delle ore di lezione, anche il piano dei trasporti pubblici dovrebbe essere rivisto e aggiornato, ma ormai non c’è più tempo, dato che l’avvio del nuovo anno è imminente.

Per il momento le politiche di risparmio e contenimento delle spese vengono demandate ai singoli istituti, cioè ai presidi, oppure agli enti pubblici, ovvero a comuni e province, responsabili delle strutture scolastiche e quindi anche del riscaldamento.

“Stringere il calendario su cinque giorni può diventare complicato dal punto di vista amministrativo: bisognerebbe passare alle lezioni di cinquanta minuti, ma ci vorrebbe una legge apposta”, dice la sua Giuseppe Bonelli, direttore dell’Ufficio scolastico territoriale della provincia di Brescia,

Anche il vicepresidente della Provincia di Verona David Di Michele (FdI), ha sostenuto la proposta della settimana corta a scuola per ridurre i consumi energetici, che quest’anno risulterebbero triplicati rispetto al 2020, per un totale di circa 8 milioni di euro: “Sono cifre importanti e difficili da sostenere per un ente come il nostro, la settimana corta ci permetterebbe di ammortizzare”, ha spiegato al Corriere Veneto.

Il leader della Lega Matteo Salvini si pronuncia invece estremamente contrario: “La scuola è l’ultima da ridurre o da tagliare”.

Anche Lia Quartapelle (PD) si trova stranamente d’accordo con il leader del Carroccio: “Non è tagliando le ore di lezione che si risolvono i problemi”.

Il sindaco di Vicenza Francesco Ruocco (cdx) apre alla proposta, anche se con qualche riserva: “Può essere una buona idea ma prevede una riorganizzazione complessa, compresa quella del trasporto pubblico che probabilmente la renderà irrealizzabile”. In attesa di un pronunciamento definitivo e univoco da parte degli enti governativi, si valuta l’eventualità di ridurre il riscaldamento di uno o due gradi oppure di anticipare l’orario dei rientri pomeridiani.

Scritto da Sofia Ciatti


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